Ore drammatiche nel nosocomio del Reggino. Il pronto soccorso e altri reparti chiusi per la sanificazione
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Nell’ospedale di Gioia Tauro non è un pomeriggio qualunque. Una persona di Sinopoli si è fatto la notte nel pronto soccorso.
La mattina, accusando i sintomi del Covid-19, è stato trasferito al Gom di Reggio Calabria e qualche ora dopo è arrivata la notizia della sua positività. Noi siamo entrati con la telecamera nella struttura, mentre medici e paramedici erano fuori dai locali, in una sorta di sospensione inedita.
«Il pronto soccorso è bloccato, stanno facendo la sanificazione», spiega davanti all’ingresso del reparto un operatore sanitario. «Noi è da stamattina che siamo qui, ai colleghi che erano di turno ieri sera hanno fatto il tampone». Sembrano in disarmo le tende del triage esterno che nei giorni neri del confinamento avevamo visto come rassicuranti luoghi per contenere il contagio, ma qui assicurano che il paziente infettato non si è mosso dal pronto soccorso e che ha passato la notte in una stanza apposita.
Anche il resto dell’ospedale è in un limbo fatto di apprensione e incertezza.
Pure gli operatori degli altri reparti sono fermi per sanificazione. «Qui il paziente non è arrivato – dice un medico di Radiologia – ma sono passati i colleghi che avevano avuto contatti con lui: non sappiamo cosa fare, ci sentiamo in balia degli eventi».
Nessuno degli altri reparti è stato messo in isolamento in attesa dei risultati del tampone, si lamentano gli operatori. Ma è il complesso della risposta sanitaria nel caos. Chiunque arrivi al pronto soccorso, con una urgenza, viene bloccato e respinto anche con modalità che sono frutto di un mix di allarme ed improvvisazione che finisce per amplificare la paura complessiva. La stessa cosa vale per gli utenti che vorrebbero accedere al Cup.
Il sistema sembrava rodato nelle settimane calde, ma evidentemente dopo l’estate qualche ingranaggio è saltato visto che un medico denuncia: «Non c’è nessuno della direzione ospedaliera, forse si tengono aggiornati per telefono». Sembra lastricata dal caos la strada delle buone intenzioni del sistema sanitario calabrese, con la possibile seconda ondata dei contagi dietro l’angolo.
Gli operatori sanitari tornano in trincea e, in attesa di generali pronti, solo il virus della fiducia nel sistema sembra sconfitto.