VIDEO | Lo scalo portuale calabrese è la porta europea di accesso per le navi che arrivano dal Paese del dragone. Gli specialisti locali rassicurano ed entrano nella task force nazionale per le misure di prevenzione
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Ancora non una vera e propria psicosi, ma poco ci manca: il corona virus preoccupa i sindacati del porto di Gioia Tauro, al punto che chiedono all’azienda se vi sono precauzioni che i lavoratori devono prendere vista l’enorme quantità di merce che arriva dalla Cina.
È stato il Sul, con una missiva ufficiale indirizzata al terminalista Mct, a farsi promotore di una iniziativa che indica una sorta di “febbre” da rischio infezione che lentamente si alza, viste le immagini che rimbalzano dal porto di Civitavecchia dove una nave da crociera è stata bloccata e i viaggiatori messi in quarantena.
Nello scalo calabrese il rischio di trasmissione tra umani sembrerebbe nullo, perché la rotta delle navi che arrivano dalla Cina è lunga più di 20 giorni. L’incubazione ha tempi minori, e un comandante è obbligato a comunicare – molto prima dell’attracco – di avere casi sospetti a bordo.
L’amministrazione che si occupa di far applicare eventuali protocolli che dovessero essere decisi dal ministero, è l’Autorità sanitaria marittima i cui uffici, al telefono, fanno sapere che il dirigente preposto “è in missione a Malpensa”, verosimilmente per partecipare alla task force nazionale che sta operando nei due hub aeroportuali di Milano e Roma.