Giffone non è zona rossa, benché la seconda ondata batta in proporzione qui più che altrove, pensando di farsi forza con l’isolamento naturale. Aspromonte che più alto non si può, qui il virus ha bussato e quando l’Asp ha fatto in due occasioni i tamponi in piazza i numeri sono schizzati: 43 positivi, di cui 3 ricoverati, 39 persone in quarantena su una popolazione di poco oltre i 1000 abitanti.
«Sapevamo che saremmo stati toccati come tutti – ammette un giovane che aspetta davanti al municipio – ma sinceramente non mi aspettavo un contagio così forte». Pioviggina, ma in piazza gli anziani non rinunciano ad uscire con la mascherina sul viso e stando distanziati, ma se si arriva alla posta si vede che sembra un giorno come gli altri. «Sembra una festa», dice un signore indicando l’assembramento davanti alla porta.

La mancata zona rossa 

Eppure, il Comune ha chiuso le scuole, il cimitero e il mercato, ma l’amministrazione – insediatasi appena un mese fa – non sa ancora se basti a contenere il contagio. «Siamo in continuo contatto con il direttore Belcastro – spiega il vice sindaco Sibio – solo la regione può decidere se istituire una zona rossa o meno. Stiamo monitorando la situazione, abbiamo creato una mail dove tutti possono informare sulla loro quarantena, abbiamo creato una assistenza a favore di queste persone e grazie ai carabinieri controlliamo il rispetto del confinamento domiciliare». Si aspetta un secondo giro di tamponi, per capire se il virus galoppa ancora e quanti, eventualmente, si siano negativizzati.

Le testimonianze 

 I bar sono aperti e un ragazzo si confessa. «Certo che conosco i contagiati – risponde – diversi tra loro fanno parte della mia stessa squadra di caccia. Io ho fatto il tampone, che era negativo, e poi la quarantena: non so dire come sia arrivato tra noi il contagio». Non si rinuncia alle passioni sportive, e neanche a partecipare ai funerali – dice qualcuno – la propagazione del contagio è presto spiegata anche da Sibio: «No, non abbiamo avuto nessun assembramento durante la campagna elettorale». Doveva arrivare ed è arrivato, sembra questa la linea fatalista sia del ragazzo che dice «sono abbastanza preoccupato», sia della casalinga che sta per entrare nella bottega: «No, non sono preoccupata».

L'isolamento per fermare il contagio 

La Regione monitora, ma da Catanzaro, e la gente spera che basti dopo aver fatto i conti con un isolamento naturale – la montagna resa quasi inaccessibile dalle strade che la Città metropolitana non aggiusta – che fa da scenario, però, ad una urbanistica che racconta anche di palazzine su 4 piani: ogni livello, una famiglia, anzi la stessa famiglia che moltiplica la circolazione del virus. Anche la piaga dell’emigrazione, per colpa del covid che torna, diventa un boomerang e sul corso si incontra un pensionato che dice «io sono a posto come tampone, vengo dalla Svizzera», e un signore di mezza età che dichiara con amarezza: «Io vengo da Como, una zona infestata, e sinceramente pensavo che almeno qui non fosse così elevato il contagio». È tornato per raccogliere le olive nell’appezzamento di famiglia, ma vista la beffarda “sorpresa” dice che non sa quando potrà farlo.