Iniziato lo sgombero della casa di cura dove ci sono ancora 51 anziani e in totale 74 persone positive al Covid-19. Una situazione drammatica, scandita da disperate comunicazioni senza risposta alla Cittadella. Poi in serata la svolta. Il focolaio rischia ora di mettere in ginocchio l’assistenza ospedaliera nella provincia di Catanzaro
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Lo promettevano i numeri, lo hanno confermato i fatti. Il focolaio nella casa di cura Domus Aurea di Chiaravalle ha messo in crisi il sistema messo in piedi per rispondere all’emergenza Covid. Quanto meno a livello provinciale.
La condanna dei numeri
Con un tasso di positività arrivato al 93% fra pazienti e degenti, per un totale di 74 contagiati in tutto, la casa di cura è diventata una bomba sanitaria che l’ospedalizzazione dei primi otto pazienti, due dei quali morti nella notte fra il 29 e il 30 marzo, non ha disinnescato. Alla fine in reparto finiranno in 14, divisi fra il Pugliese e Germaneto. Senza modificare in nulla il risultato. Come prevedibile, le condizioni di salute di molti degli altri anziani contagiati rimasti alla Domus si sono aggravate in maniera repentina e soprattutto contestuale, mentre due degli operatori sanitari positivi ma asintomatici rimasti in servizio hanno iniziato a presentare febbre e tosse.
Corsa contro il tempo
Risultato, una situazione sempre più complicata da gestire, con forze sempre minori. Gli operatori sanitari ormai lo sanno. Il Covid19 evolve in maniera repentina. La fase paucisintomatica è gestibile a casa e può non aggravarsi mai. Ma quando si aggrava, il passaggio dalla necessità di assistenza ospedaliera alle difficoltà respiratorie talmente gravi da comportare il trasferimento in terapia intensiva è rapidissimo.
Trenta su 51 con febbre, ricovero urgente per 9
E alla Domus Aurea le condizioni degli anziani stanno peggiorando. Sui 51 ancora in struttura, secondo quanto filtra, in trenta sarebbero febbricitanti, in 9 avrebbero necessità di ricovero urgente, ma a quanto pare per tutta la giornata non sarebbe stata data alcuna disposizione al riguardo. Carte alla mano, se tutti i 51 degenti finissero in ospedale, saturerebbero o quasi le disponibilità nell’intera provincia. Ma come decidere chi ricoverare e chi no con pazienti così delicati? Possibile che siano peggiorati tutti così repentinamente?
Due anziani morti alla Domus Aurea
Ma non sembrano esserci margini per temporeggiare o per avere dubbi. Già fra ieri notte e stamattina due anziani si sono spenti nella casa di cura. E i loro corpi sarebbero ancora lì, nel letto in cui sono morti, perché nessuna indicazione è stata data sulla procedura da seguire, se non di non toccarli. Se la vedranno le onoranze funebri, spiegano, ma non si capisce se qualcuno dalla struttura si sia disturbato a contattarle.
Le richieste di aiuto inascoltate
Si cerca di salvare i vivi, dicono. Fin da questa mattina alle 9.30 dalla residenza hanno inviato comunicazioni alla Regione, al dipartimento Salute, al sindaco, alla prefettura. Prima per chiedere rinforzi «per i tredici eroi (gli operatori) rimasti». Ma non è arrivato nessuno, se non Walter Rauti, alto papavero della Lega e originario della zona, delegato prima dal suo assessore Nino Spirlì, poi anche dal dipartimento regionale Salute come responsabile per gestire l’emergenza alla luce delle pregresse esperienze in Lombardia. Insieme a lui c'erano un medico, Cosimo Francesco Zurzolo, e un infermiere, Giovanni Sanzo per fare un’ispezione. Con un po’ di dpi, termometri e qualche bombola d’ossigeno. Con il passare delle ore, un altro anziano è morto. E dalla clinica sono tornati a scrivere.
Tutti informati. Procura inclusa
Nero su bianco, con mail certificata diretta alla governatrice Jole Santelli, al prefetto Luisa Latella, commissario dell’Asp di Catanzaro, alla prefettura di Catanzaro e alla sua responsabile Francesca Ferrandino, al direttore generale del Dipartimento regionale della Salute, Antonino Belcastro, all’Unità operativa di Igiene dell’Asp e per conoscenza al procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, all’arcivescovo Vincenzo Bertolone, al comando dei carabinieri di Chiaravalle, nonché al sindaco del paese.
«Necessaria ospedalizzazione per 51 degenti
«Si comunica che – si legge nella missiva – in seguito al sopralluogo effettuato dall’incaricato dell’Asp, dottore Cosimo Francesco Zurzolo, e dall’infermiere Giovanni Sanzo in presenza del direttore sanitario della struttura Domenico Battaglia e dell’Amministratore unico Domenico De Santis, è stata certificata la necessità di ospedalizzare tutti i pazienti al momento nella struttura». Le firme sono quelle di Battaglia e De Santis, ma anche di Zurzolo, che lì rappresentava l'Asp. «Non abbiamo avuto alcuna risposta» afferma De Santis. Eppure, si specifica nella missiva «alcuni dei pazienti versano in condizioni molto gravi e si necessita di intervento immediato».
L’ultimo strappo
È per questo che alla fine dalla Domus Aurea hanno deciso di tentare un ultimo strappo. Con una pec, il titolare della residenza avrebbe comunicato l’impossibilità di garantire le condizioni igienico-sanitarie minime, dunque la necessità di chiudere la struttura. «Ho chiesto che venga emanato un provvedimento di chiusura della residenza e che gli ospiti vengano immediatamente trasferiti entro la giornata odierna» spiega l’avvocato De Santis. Risposte? «Ancora nessuna. Penso che abbiano deciso di applicare un nuovo piano terapeutico: morte sicura. Da cinque giorni si sa che questi degenti sono positivi e che per età e condizioni si sarebbero potuti aggravare facilmente. Sono stati lasciati senza terapia e senza assistenza». Con le famiglie, magari in quarantena, che «chiamano 500 volte al giorno» e gli infermieri che scendono dai piani dei degenti «a riferire un bollettino di guerra».
La lunga notte della Domus
Per questo dalla Domus hanno deciso di inviare l’ultima pec prima di alzare definitivamente bandiera bianca, limitandosi a chiamare il 118 ogni volta che le condizioni di uno dei degenti lo rendano necessario. Ma a tarda sera è arrivata la svolta. Dal dipartimento Salute è stato ordinato lo sgombero della struttura: i pazienti negativi andranno a Soverato, quelli positivi all'ospedale di Lamezia Terme. Quando? Al più presto. Si prepara una lunga notte per i degenti della Domus.