L’uomo è stato fermato dai carabinieri poco prima di entrare in servizio in carcere: in auto aveva i telefonini nuovi completi di caricabatterie, a casa trovata anche della cocaina
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Un normale controllo della circolazione stradale si è trasformato in un arresto eclatante nella mattinata di ieri, quando i carabinieri delle Sezioni Operativa e Radiomobile del Reparto territoriale di Corigliano Rossano, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno fermato un assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio presso la casa di reclusione di Rossano.
I fatti
L’uomo è stato fermato poco prima di entrare in servizio presso la struttura carceraria di Rossano. Sin dalle prime fasi del controllo, i militari hanno notato un evidente disagio nel comportamento dell’assistente capo. La successiva ispezione della sua auto ha portato al ritrovamento di tre smartphone nuovi, custoditi in un involucro, insieme ai relativi caricabatterie confezionati separatamente.
Le giustificazioni fornite dall’agente si sono rivelate poco convincenti. I carabinieri hanno quindi esteso le indagini all’abitazione del sospettato, dove è stata rinvenuta anche una quantità di cocaina.
Le accuse
Sulla base degli elementi raccolti, l’uomo è stato accusato di «accesso indebito a dispositivi di comunicazione per soggetti detenuti» (art. 391 ter del Codice Penale) e di «detenzione di sostanza stupefacente». Le indagini preliminari suggeriscono che gli smartphone fossero destinati all’introduzione all’interno del carcere.
L’assistente capo è stato posto agli arresti domiciliari su disposizione del magistrato di turno.
Indagini in corso
La Procura di Castrovillari, diretta dal procuratore capo Alessandro D’Alessio, prosegue l’attività investigativa per chiarire se vi siano ulteriori coinvolgimenti o episodi analoghi all’interno del sistema penitenziario locale. La vicenda getta ombre sull’integrità del personale penitenziario e accende i riflettori sul traffico illecito di dispositivi e sostanze stupefacenti nei contesti carcerari.