Dopo quattro anni di intensa attività, il capitano Cesare Calascibetta lascia la compagnia di Corigliano per approdare al comando della compagnia San Carlo di Torino. Nel pomeriggio di oggi, l’ufficiale ha salutato i giornalisti preannunziando una nuova organizzazione dell’arma in riva allo Jonio su cui, tuttavia, ha mantenuto il più assoluto riservo. Secondo indiscrezioni, il comando sarà elevato a Reparto dei carabinieri: Corigliano sarà la sede principale, mentre la sede di Rossano resterà “stazione”, provvista di nucleo operativo e radiomobile.

La nuova organizzazione determinerà cambiamenti in tutta la Sibaritide: il Reparto di Corigliano Rossano avrà al comando un più alto in grado (in questo caso arriverà un tenente colonnello) ma questa elevazione non corrisponderà a un potenziamento di uomini e mezzi. Cosa diversa sarebbe stata, invece, l’elevazione a Gruppo.

I nuovi assetti, ormai prossimi, comporteranno anche l’elevazione dell’attuale tenenza di Cassano a Compagnia (s’insedierà un capitano) che avrà giurisdizione su Cassano-Sibari e tutto l’Alto Jonio cosentino, mentre il Reparto di Corigliano Rossano avrà come competenza territoriale tutto il Basso Jonio, fino ai confini di Cirò.

Il capitano Calascibetta in premessa parla di un necessario ricambio culturale anche nel modo di fare informazione: «Occorre esaltare gli aspetti positivi della Calabria, che sono tanti. Le nuove generazioni e le alte potenzialità possono trasformare questo territorio».

Romano di origine, il graduato afferma: «Sono venuto in Calabria con alcuni preconcetti, mi sono ricreduto nel tempo. Vado via invece fiducioso». Il capitano Calascibetta in alcune risposte ha lasciato spazio a conferme circa alcune imminenti operazioni che potrebbero scattare nei prossimi mesi ma, ovviamente, ha mantenuto il più assoluto riserbo. Alla domanda se si tratta di operazioni che riguardano la procura antimafia ha così risposto: «Lo vedrete prossimamente, ma è abbastanza intuibile la risposta».

Il territorio è ampio e presenta le maggiori criticità nella provincia di Cosenza in materia di reati ordinari e di criminalità organizzata. «Maggiore fiducia nelle istituzioni e denunciare, conclude Calascibetta, solo così potranno cambiare le cose. È un problema culturale, non si può cambiare il sistema solo con le cuffie».

Ha infine rimarcato l’importanza della qualità dell’attività investigativa che deve essere capace di superare le successive soglie processuali.