Sic parvis magna, «dalle piccole cose vengono le grandi cose». Premessa: è bene dirlo subito per non fomentare facili allarmismi, non c’è alcun pericolo e tutto è sotto controllo, secondo l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza.
Nelle scorse ore in una scuola di Corigliano Rossano è stato individuato un caso di scabbia ed è si è subito scatenato il panico – via WhatsApp – un allarme sproporzionato e non corrispondente alla realtà. Il tutto ovviamente alimentato dalla paura e dai pregiudizi.

A spiegare come stanno le cose ci pensa il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Martino Rizzo, già dirigente del Servizio di Igiene e sanità pubblica. «Non vi è nulla per cui allarmarsi», dice subito a LaC News24.

Che cos’è la scabbia

«Ci sono tante malattie infettive per cui allarmarsi. La scabbia – evidenzia Rizzo – non è tra queste, anche se, come per tutte le altre, bisogna adottare delle misure di prevenzione, soprattutto in ambienti comunitari come scuole, ospedali, caserme. La scabbia è causata da un acaro, non visibile ad occhio nudo, il sarcoptes scarabei, che scava dei piccoli cunicoli all'interno della pelle e vi deposita le uova. Dopo 2 o 3 giorni le uova si schiudono e le larve si diffondono in altre parti del corpo. I sintomi sono il prurito, soprattutto di notte, piccole macchie cutanee arrossate, e poi ulcere, ferite o croste da grattamento».

È bene sottolineare anche che «non si trasmette facilmente, se non per contatto stretto, prolungato e diretto pelle-pelle, ma anche usando indumenti, asciugamani o lenzuola contaminati. Per capirci – sottolinea Martino Rizzo – con una stretta di mano o un abbraccio la scabbia non si trasmette. Se si usa lo stesso letto o il vestito di un soggetto che ha la scabbia, il rischio c'è, perché questo "animaletto" può restare vivo anche per 20 giorni».

Come si cura

«La cosa migliore – questa la cura – è fare una bella doccia calda, che vasodilata, per poi applicare una crema o una lozione antiscabbia prima di andare a letto, così si lascia agire per 8 o 9 ore. Il trattamento va ripetuto dopo una settimana, e la scabbia scompare».

L’acaro della scabbia «non resiste al calore, gli indumenti, le lenzuola, gli asciugamani vanno lavati ad alte temperature, più di 60°C. Se uno non vuole rischiare di rovinare il capo pregiato con le alte temperature, lo può chiudere in una busta di plastica e lasciarlo chiuso per una ventina di giorni, prima di lavarlo. Dopo il trattamento non c'è più rischio di contagio».

Insomma, il dirigente dell’Asp di Cosenza, ad ogni modo, tranquillizza. «Il caso individuato in una scuola di Corigliano Rossano dopo una segnalazione, è assolutamente circoscritto e non vi è alcun pericolo per alunni e studenti di contrarre la scabbia, perché come spiegato, è necessaria un’esposizione prolungata a questo tipo di acaro con contatto pelle-pelle per diverso tempo».