VIDEO | Situazione complessa nei due pronto soccorso ma il fenomeno è generalizzato. Gli infermieri preferiscono le Asp in cui si firmano contratto a tempo indeterminato
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Fuggi-fuggi generalizzato di medici e infermieri nell’ospedale spoke di Corigliano Rossano. A subire maggiori ripercussioni i pronto soccorso interni agli stabilimenti di Corigliano e di Rossano, i cui vertici fanno fatica nell’organizzazione e copertura dei turni.
Problemi nel garantire le attività di triage e di pre-triage per mancanza di personale. Soprattutto a Rossano divenuto epicentro del soccorso sullo jonio all’indomani della soppressione dei presidi ospedalieri di Trebisacce e Cariati. 5 sono i medici che hanno lasciato l’emergenza a Rossano dall’inizio dell’anno, 3 dei quali negli ultimi 40 giorni e non rimpiazzati; mentre a Corigliano, considerata la grossa mole faticante di lavoro, accentuata dai timori derivanti dal covid, c’è chi sta optando per il pensionamento e la struttura rischia di rimanere con poco più di 3 medici.
Il fuggi fuggi è generalizzato
Ma vanno via anche radiologi, cardiologi, ortopedici. Lasciano lo spoke jonico per i forti disagi da un lato ma anche perché si sentono più tutelati. Ancor peggio per quei camici bianchi che vantano spettanze per lo straordinario effettuato ma mai pagato dall’Asp di Cosenza. Turni fiume che violano le normative europee in materia di giusto e legittimo riposo destinato ai medici in prima linea.
Infermieri lasciano lo spoke. Appetibili i contratti in altre Asp
Ma c’è un problema di non poco conto che riguarda il precariato paramedico operante nello spoke di Corigliano Rossano. In altre Asp della Calabria, laddove ci si è dotati del piano del fabbisogno triennale del personale, l’Asp di Cosenza si è adeguata solo nelle ultime ore, si sta procedendo all’assunzione delle figure professionali infermieristiche con contratto a tempo indeterminato, per cui anche molti infermieri lasciano il presidio jonico in quanto si è rivelata tardiva l’approvazione, da parte dell’Asp di Cosenza, del piano sul fabbisogno del personale. Ciò determina l’impossibilità di poter procedere a contratti di definitiva stabilizzazione, contrariamente ad Asp calabresi che invece si sono adeguate nei tempi precisti. Situazione dunque estremamente deficitaria che rischia l’implosione da un momento all’altro.