Arriva la risposta dello Stato dopo la sequenza di agguati verificatisi nel centro jonico: si tratta di due soggetti legati da rapporti di parentela. Avrebbero agito anche nell’ambito della spedizione punitiva contro Gennarino Acri
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Prima importante risposta dello Stato alla sequenza pericolosa di pestaggi e pistolettate tra gruppi delinquenziali contrapposti. Ci ha messo le mani l’antimafia di Catanzaro, in particolare i procuratori Vincenzo Capomolla e il sostituto Stefania Paparazzo. Finiscono dietro le sbarre: S.G. di 42 anni e S.G. di 23 anni, zio e nipote, entrambi trasferiti nel carcere di Cosenza. La misura cautelare è stata eseguita questa mattina all’alba dai carabinieri della compagnia di Rossano che li hanno beccati nelle rispettive abitazioni.
Contestata l'associazione mafiosa
Gravi le accuse contestate: associazione mafiosa, lesioni aggravate, incendio doloso, violenza privata e altro. Importanti si sono rivelate le acquisizioni di immagini assunte dai sistemi di videosorveglianza e le dichiarazioni importanti rese da testimoni. I fatti sono riconducibili a delle aggressioni, la prima ha visto come vittima il fratello del pentito Nicola Acri, Gennarino, il quale fu poi trasportato d’urgenza in pronto soccorso a Rossano. Gli arresti di poco ore fa sono utili anche a placare il clima di tensione innescato da qualche mese nel centro jonico. Le indagini, ovviamente, continuano a ritmo serrato e nulla è lasciato al caso.