Vive nel fetore e nel degrado più assoluto. Un uomo di 52 anni, rossanese, dopo la morte della madre sembra essersi abbandonato a se stesso. Condivide 50 metri di casa con due cani da oltre tre anni in una situazione di totale indecenza, in via Cerasaro nel centro storico di Rossano.

Odori nauseabondi, sporcizia ai limiti dell’inverosimile, cumuli di rifiuti all’interno dell’abitazione. Già nel maggio 2021 uno dei residenti del quartiere Lenin Montesanto, esperto in comunicazione e presidente dell’associazione Otto Torri sullo Jonio, si era rivolto all’autorità giudiziaria, al sindaco di Corigliano Rossano, ai servizi sociali, all’Asp di Cosenza e al Prefetto, denunciando di fatto l’emergenza igienico-sanitaria, il rischio del crollo di immobili, e la presenza di cani randagi in cattività.

Ancor prima (nel 2019 e nel 2000), l’avvocato Montesanto, aveva depositato altre denunce all’autorità giudiziaria, ravvisando problemi di carattere igienico-sanitario e di tutela della salute pubblica accompagnata da una articolata denuncia per il reato di omissione di atto di ufficio chiedendo un intervento di bonifica dell’area.

Nel quartiere insiste un fabbricato fatiscente su tre livelli a cui fu dato fuoco nel 2019, da poco murato, che conserva rifiuti di ogni genere. E ora lasciato in stato di totale abbandono. Rinvenuto nell’appartamento dell’uomo, malandato e spesso in preda all’alcol, materiale deperibile, cibo scaduto, immondizia, avanzi alimentari. E al centro della stanza una bombola di gas, a rischio esplosione, collegata a quel che resta di una cucina. E poi animali, topi e insetti vari che gironzolano per tutto il quartiere.

Ieri il deciso intervento del movimento ambientalista nazionale Stop Animal Crimes i cui referenti hanno depositato una denuncia alla polizia locale a tutela dei due cani tenuti in casa dal 52enne. «L’azione delle dirigenze dei vari uffici comunali non è mai andata oltre la semplice constatazione, dall’esterno, della situazione di degrado che si registrava a poco più di 200 metri dalla sua sede», afferma Teresa Giuliano, tra i volontari intervenuti sul posto.

All’arrivo del servizio accalappiacani si temeva una reazione del 52enne che da oltre tre anni convive con i cani, ai quali è molto legato affettivamente considerato che si trattava della sua unica compagnia. E, invece, grazie all’azione persuasiva delle movimentiste è stato proprio l’uomo ad accompagnare gli amici a quattro zampe nella gabbietta del mezzo.

Per l’avvocato Montesanto sussiste una «situazione orribile» verso cui le istituzioni ai vari livelli si pongono con indifferenza e oltre a chiamare in causa l’amministrazione comunale denuncia anche l’immobilismo della magistratura sul punto: «La cosa che ci distrugge su questa vicenda è l’assenza di risposte da parte della Procura della Repubblica del tribunale di Castrovillari».

L’assessore alle politiche sociali Alessia Alboresi parla di situazione «regressa, di cui si è a conoscenza da anni e mai presa in carico in precedenza. L’amministrazione attuale, con il Pon inclusione, ha fatto ingresso nella struttura già nel 2019. Sono tutte condizioni relazionate nelle quali entrano in gioco anche aspetti di tutela della fragilità e della privacy delle persone coinvolte».

L’amministratrice sottolinea come in questi casi sia necessario il supporto di altri enti, in particolare dell’Asp di Cosenza. E alla domanda circa la necessità di emettere un’ordinanza di sgombero al fine di procedere alla bonifica del sito, alla messa in sicurezza, e a normalizzare le condizioni igienico-sanitarie dello stato dei luoghi e della persona, l’amministratrice risponde: «Il sindaco può emettere un’ordinanza ma solo a seguito di una relazione dell’Asp di Cosenza che certifica l’emergenza ambientale. Attendiamo una relazione dell’Asp per procedere con gli atti amministrativi di nostra competenza che possano dare una risoluzione utile e definitiva al problema».