VIDEO Lo scorso dicembre il costone è crollato, la strada si è letteralmente sbriciolata e ora è interdetta al traffico isolando di fatto la zona
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Sono sul piede di guerra gli albergatori, gli imprenditori ma anche i semplici cittadini di Coreca. In questa frazione di Amantea, nel Tirreno Cosentino, si trova una tra le località turistiche e di mare più rinomate.
Rocce e scogliere incorniciano uno spicchio di mare cristallino facilmente raggiungibile dalle province di Catanzaro e Cosenza. Ma il maltempo che si è abbattuto sulla costa tirrenica nello scorso mese di dicembre, causando danni per sette milioni di euro nell’intero comune di Amantea, ha divorato lo stradone dell’ex statale 18.
Il muro che lo sostiene è lesionato gravemente, mentre l’asfalto si è letteralmente sbriciolato. La situazione è grave tanto che se in un primo momento era stato consentito il traffico a sensi di marcia alternati con l’ausilio di un semaforo, ora la circolazione è stata interdetta completamente.
Una situazione allarmante che abbraccia anche il timore che i tempi della burocrazia si allunghino e che si arrivi alle porte della stagione estiva, fondamentale per l’economia del territorio, con la strada bloccata. Ma non solo. L’unica via alternativa è una galleria che spesso viene chiusa per le infiltrazioni d’acqua. Un’area, insomma, strutturalmente fragile che teme di rimanere isolata.
«Si tratta di un pericolo grave ed imminente che deve essere preso in considerazione subito, al di là della burocrazia» afferma Giampiero Casaburi, titolare del Lido Seahorse Beach. Gli fanno eco altri imprenditori come Enzo Alfano, presidente del Consorzio albergatori Isca Hotels, secondo il quale se la situazione dovesse protrarsi fino alla stagione estiva il danno sarebbe inquantificabile, mentre Nicola Perri, responsabile del Grand Hotel La Tonnara dice: «Essendo la strada sbarrata, ci hanno sostanzialmente isolato dal resto del paese».
Ma ci sono anche altri aspetti, come le tubature che scorrono proprio lungo il perimetro di strada pericolante e che se dovessero finire in mare segnerebbero un forte inquinamento delle acque. E non solo. Ci sono poi gli immigrati che si spostano per lavoro con le bici e che possono, quindi, passare solo da quel tratto di strada ora transennato, ci spiega l’imprenditore agricolo Michele Ruggiero. Insomma, non c’è tempo da perdere.
«Bisogna avviare una fase di contatti con la Protezione civile per calendarizzare immediatamente i lavori nel più breve tempo possibile» afferma l'esponente di centrodestra Vincenzo Lazzaroli.