Vogliono collaborare i ristoratori e i gestori dei pub e dei lounge bar di Catanzaro nonostante il coprifuoco deciso dalla Regione Calabria che partirà dalla mezzanotte di oggi e fino alle 5 del mattino per due settimane. 

 

«Ognuno cerca di fare il proprio dovere e noi faremo il nostro – ha detto Sandro Laugelli, gestore del “Feel- Spirits & More” - anche se i danni economici che ci sono stati e che ci saranno sono davvero tanti. Speriamo di farcela e di resistere a questa guerra». 

 

Il contagio è altrove

L’emergenza sanitaria ha portato anche in Calabria a delle restrizioni di orario per la movida che però non convincono del tutto gli imprenditori che credono invece che i luoghi di contagio si debbano cercare altrove: «Dati alla mano i contagi stanno aumentando e qualcosa bisogna fare – ha detto Luigi Rotella, titolare “Outsider House” – dispiace però che a pagare sia solo il nostro settore quando invece vediamo ogni giorno autobus pieni, luoghi dove potrebbe avvenire maggiormente il contagio».

 

Capro espiatorio

«Siamo capri espiatori di questa situazione perchè per il momento siamo stati i primi se non gli unici ad esser stati puniti. Noi lavoriamo di questo, non abbiamo orari». Queste le parole di Silvano Vignola, titolare del “Mallard Pub”, uno dei locali del centro storico che lavoro molto nelle ore notturne. 

 

Incentivi dello Stato

C’è anche chi propone incentivi statali per le ore di lavoro perse: «Bisognerebbe trovare un compromesso – ha spiegato Daniel Infusino, titolare del “Manò” – che ci possa garantire un incentivo statale per quelle ore notturne di lavoro che perdiamo». 

 

«Un nuovo lockdown? Sarebbe la fine»

«Stiamo rivivendo quegli attimi di inizio marzo – ha detto Roberta Biamonte, titolare di “Slurperie” - con la differenza che abbiamo sulle spalle i tre mesi precedenti. Aspettiamo ancora la cassa integrazione di maggio». E sulla possibilità di un altro lockdown, Biamonte ha risposto di non volerci pensare: «Se ci penso mi viene da piangere».

 

Il parere dei ragazzi

«Il periodo purtroppo è buio per tutti – ha detto un ragazzo - e quindi credo che sia l’unica soluzione anche se comprendo che il peggior danno lo avranno le attività economiche».

Contrario il pensiero di un altro ragazzo: «Ritengo che in Calabria – ha spiegato – non sia la movida la causa della diffusione del contagio, piuttosto luoghi e situazioni, tra cui i mezzi pubblici, che prevedono il contatto tra le persone, ma che non sono regolamentati molto bene».