Un poliziotto intransigente e ligio al dovere, che passò la sua lunga carriera a cercare di far luce sulla zona grigia che offuscava Lamezia, un poliziotto tanto temuto da dar fastidio a qualcuno, tanto esperto da decidere come unica, estrema soluzione quella di “farlo fuori”.

Salvatore Aversa e la moglie, Lucia Precenzano, vengono barbaramente trucidati la sera del 4 gennaio del 1992 a Lamezia Terme. Usciti da un palazzo dell'allora via Campioni, il commissario e la moglie vengono raggiunti da una pioggia di proiettili esplosi da due killer con il volto scoperto. Il commissario muore sul colpo, Lucia esala l’ultimo respiro durante la vana corsa in ospedale. È l’inizio di una un processo lungo e faticoso, la cui verità tarda ad arrivare.

Le indagini - Spunta subito una testimone. Si tratta di Rosetta Cerminara, che dichiara a pochi giorni dal delitto, di aver visto i due killer, non ha paura e fa nomi e cognomi: si tratta del suo ex fidanzato Renato Molinaro e dell'amico Giuseppe Rizzardi. I due furono a lungo processati. Rosetta diventa un’eroina per Lamezia e non solo. Riceve anche la medaglia al valore civile il 27 maggio del 1997 dall’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ma ben presto cadono le accuse. Con l’efferato duplice omicidio non è coinvolto nè Molinaro né Rizzardi. I due sono assolti, Rosetta invece viene condannata per calunnia e truffa aggravata ai danni dello Stato.


Le nuove indagini ripartono nel 1995 grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Quella che viene fuori è la verità che nessuno avrebbe voluto sentire. Salvatore Aversa e la moglie Lucia Precenzano sono stati uccisi su ordine della criminalità organizzata di Lamezia Terme. I responsabili di quell’omicidio sono altri, risiedono nei vertici della ‘ndrangheta. Gli organizzatori dell’omicidio furono individuati nei due pentiti della Sacra corona unita pugliese, Salvatore Chirico e Stefano Speciale che confessarono nel gennaio del 2002. Insieme ai due furono condannati a 18 anni Cosimo Damiano Serra, accusato di aver partecipato all’organizzazione, e all’ergastolo Antonio Giorgi, presunto esponente del clan di San Luca che avrebbe dato incarico ai primi due di mettersi a disposizione delle cosche lametine. Francesco Giampà, a capo dell’omonima cosca lametina, fu condannato all'ergastolo per esserne stato il mandante.

La cerimonia di commemorazione - Alle 18:30 di oggi 4 gennaio, officiata dal vescovo di Lamezia monsignor Luigi Cantafora, nella Cattedrale di Lamezia Terme, si svolgerà una solenne celebrazione eucaristica in occasione 25° anniversario della morte dei due coniugi. Alla cerimonia parteciperanno, accanto ai figli Paolo, Walter e Giulia Aversa, il prefetto della provincia di Catanzaro, Luisa Latella, il questore della provincia di Catanzaro, Amalia Di Ruocco, il sindaco di Lamezia Terme, autorità militari e civili, rappresentanze del personale della polizia di Stato, dell'Anps. Al termine della cerimonia liturgica sarà deposta presso la stele ubicata nei pressi del vecchio commissariato di polizia di corso Numistrano, una corona.

 

Manuela Serra