VIDEO | Conclusa la requisitoria. Il procuratore sottoscrive quanto emerso dal primo grado: «Ho fatto tutto quello che era possibile fare per ricostruire una verità sporcata dalla mafia» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Giuseppe Lombardo ha concluso la requisitoria del processo “Ndrangheta stragista” che vede alla sbarra Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone accusati di essere i mandanti degli agguati ai carabinieri e che hanno portato alla morte degli appuntati Fava e Garofalo. «Graviano e Filippone sono colpevoli e la condanna di primo grado va integralmente confermata». Le condanne in primo grado all'ergastolo dei due imputati hanno dimostrato la partecipazione della 'Ndrangheta a quella terribile stagione di sangue e bombe, inserite all'interno di un piano politico eversivo ben preciso.
«Le stragi e gli omicidi che sono avvenuti, non sono fatti vecchi. Quei fatti, incasellati in una determinata logica criminale, spiegano il crimine organizzato che viviamo oggi, sulla nostra pelle. Un crimine organizzato che si evolve e che abbandona alcune caratteristiche per abbracciarne altre. Ma in un processo evolutivo che non si interrompe». I delitti per cui si procede avevano una caratteristica che «consente di cogliere sul piano logico la loro perfetta coerenza con il piano eversivo e l’obiettivo terroristico».
Lombardo dopo ore di requisitoria ha affidato alla Corte la decisione: «Sono straordinariamente contento e convinto di aver fatto tutto quello che era possibile fare per ricostruire una vicenda che era impossibile scrivere su un foglio bianco perchè è una storia sporta dalle azioni dell’alta mafia». «L’obiettivo che si perseguiva – ha rimarcato Lombardo durante la requisitoria – era la necessità per le mafie di partecipare ad un’opera di ristrutturazione del potere. Tale strategia era servente rispetto ad una strategia più alta».
Per il pm «un’azione di forza talmente evidente che doveva andare oltre il singolo episodio. Tali strategie stragiste sono il frutto del lavoro di persone che hanno un altissimo livello intellettuale criminale». E nel lasciare il compito ai giudici, Lombardo ha citato Albert Einstein quando diceva :«Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare». E a loro ha detto «So che voi non rimarrete a guardare».