La corte d’appello di Reggio Calabria ha chiuso oggi il processo “Malasanitas”. La sentenza letta dal presidente Olga Tarzia in riforma della sentenza emessa in data 24 luglio 2019 dal tribunale di Reggio Calabria, ha dichiarato inammissibile l’appello del p.m. assolvendo Daniela Manunzio, Giuseppina Strati e Alessandro Tripodi perché il fatto non costituisce reato. Inoltre, ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di Maria Concetta Maio, Antonella Musella, Filippo Luigi Saccà, Massimo Sorace e Pasquale Vadalà per intervenuta prescrizione.

Rideterminata la pena nei confronti di Alessandro Tripodi in due anni e quattro mesi di reclusione, e di Pasquale Vadalà tre anni di reclusione. Confermata, invece, l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni nei confronti di Vadalà e revoca l’interdizione perpetua, legale e temporanea nei confronti degli altri imputati. La corte d’appello ha confermato nel resto la sentenza appellata. Una conferma, due condanne con pena ridotta, un’assoluzione e sei prescrizioni.

L’unica condanna confermata, a 2 anni e 3 mesi di reclusione, è quella dell’anestesista Luigi Grasso. In appello è stata, invece, ridotta la pena per l’ex primario del reparto di Ostetricia e ginecologia Pasquale Vadalà, condannato a 3 anni di carcere (4 anni e 9 mesi in primo grado) per aver manipolato la
cartella clinica di una partoriente il cui neonato è deceduto dopo poche ore di vita a causa di una meningite fulminante e sepsi precoce. Per lo stesso reato è stato condannato a 2 anni e 4 mesi il ginecologo Alessandro Tripodi (4 anni e 8 mesi in primo grado).

Nei suoi confronti, inoltre, è stata dichiarata la prescrizione per altri reati. Difeso dall’avvocato Giovanni De Stefano, invece, Alessandro Tripodi è stato assolto da un’altra accusa di falso. Accusa per la quale, con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, sono state assolte anche l’ostetrica Giuseppina Strati che in primo grado era stata condanna a 3 anni, difesa dall’avvocato Francesco Calabrese, e la ginecologa Daniela Manunzio.

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