Nel giro di pochissimi giorni l'epidemia si è portata via già sette persone. All'interno della struttura ci sono decine di contagiati che hanno necessità di essere ricoverati, all'esterno si discute ancora di chi debba farsene carico
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I giorni, le ore, i minuti scivolano via come sabbia in una clessidra. Il tempo passa, e più passa più si riduce drasticamente la possibilità di salvare vite umane, di evitare che si consumi, inesorabile, una strage nel silenzio di chi poteva e non ha fatto, di chi doveva e non ha fatto.
È una situazione gravissima quella che vede protagonista la casa di cura Domus Aurea di Chiaravalle diventata una vera e propria bomba sanitaria.
Ad assistere gli anziani ricoverati oggi solo 7 dipendenti su 44 in organico, evidentemente troppo pochi per le decine di persone contagiate: «Sto chiedendo che questi pazienti vengano curati, che non si aspetti inermi che passino a miglior vita senza che le istituzioni ci diano una risposta. Sono rimasti solo 7 dipendenti e lavorano senza le tute di protezione e gli altri dispositivi necessari» - denuncia il titolare della Rsa Domenico De Santis nel corso della nostro Speciale coronavirus.
Qui l’epidemia, il brutto mostro del coronavirus è avanzato in maniera rapidissima contagiando ospiti e dipendenti. Nel giro di pochissimo tempo la struttura è diventata un focolaio che si è portato via già sette vite.
Finalmente ieri sera sembrava essere giunta la buona notizia dello sgombero della struttura e dell’ospedalizzazione dei pazienti che erano stati dirottati all’ospedale di Lamezia Terme.
Poi una nuova polemica. La levata di scudi del sindaco della città Paolo Mascaro e il nuovo stop. Il nosocomio di Lamezia – per il sindaco - non è pronto ad accogliere così tanti contagiati, rischierebbe di diventare un focolaio. Con tanto di post e video su facebook il primo cittadino ha annunciato l’annullamento del trasferimento degli anziani nella città della piana.
E mentre Salvini esprime preoccupazione in una nota («sto personalmente seguendo la vicenda e auspico un intervento risolutivo») così come gli esponenti calabresi della Lega Furgiuele e Raso che seppur preoccupati sono concordi nel non far arrivare i pazienti a Lamezia («Lamezia è, e sarà, una città generosa e solidale, ma in questo momento così critico non è ancora pronta»), mentre si consuma il teatrino su chi debba farsi carico della situazione, in ballo c’è la vita di 48 persone. 48 anziani che hanno bisogno delle cure necessarie e che invece sono lasciati a morire nei lori letti.
Disperato è stato l’appello finale di De Santis questa mattina ai nostri microfoni: «Sto chiedendo in tutte le lingue che tutte questi ospiti vengano ospedalizzati, solo tre sono stati ricoverati. Chi può e chi deve ci aiuti a contenere la strage».
Ora è corsa contro il tempo. Nel pomeriggio dovrebbe iniziare finalmente il trasferimento. Personale medico ed infermieristico del policlinico Universitario Mater Domini di Catanzaro è sul posto per stabilire le priorità di trasferimento verso la struttura catanzarese. Al momento, in accordo tra i commissari che gestiscono la Asp di Catanzaro e la Regione, gli ospiti che sarebbero dovuti andare nell'ospedale di Lamezia Terme sono stati messi in attesa per verificare le valutazioni su altre strutture.
E la nostra speranza è che si faccia presto, prima che cadano anche gli ultimi granelli di sabbia dalla clessidra.