«Si ma se tu gli mandi la delibera al Ministero, il Ministero me la mette nel c…». Si legge consapevolezza nelle parole del rettore dell’università Mediterranea di Reggio Calabria Marcello Zimbone, che nelle carte dell’inchiesta Magnifica disegna un piano ben architettato per forzare i concorsi e distribuire diverse posizioni. Ma le valutazioni del giudice vanno oltre, soffermandosi sulla posizione del rettore, considerando che lo stesso Zimbone spiega: «È molto meno rischioso adottare delle determinazioni in una situazione “collegiale” che individuale, in modo che possano confondersi e diluirsi le responsabilità. Il programmato provvedimento di annullamento apparirà come una decisione quasi “vincolata”, grazie alla manifestazione di contrarietà dei dipartimenti».

Nelle parole del rettore si comprende il piano: «Io lo porto in consiglio, mi munisco il verbale del ministero etc… poi questa vincerà, pagheremo i danni e il concorso non si farà mai. Perché i danni comunque saranno decine di migliaia di euro, non sono milioni di euro, chiaro?». E il direttore del dipartimento di Archiettura Santini sembra confermare: «Sì. No questa chiederà i danni per mancata chance».

In questa conversazione per il giudice «vi è una chiara convergenza tra il Santini e lo Zimbone nel volere tutelare specifiche carriere interne. Il contenuto della conversazione è sconcertante ed è sconcertante che un uomo di una istituzione cosi importante faccia simili discorsi, visto che le sue esigenze sono quelle di tutelare posizioni e interessi accademici già esistenti in seno all’Ateneo».

Gi altri scambi

Le intenzioni si leggono in altri scambi tra il direttore del dipartimento di Architettura e il Rettore. In particolare è Santini a ribadire: «Questo casino in cui siamo stati messi in mezzo dalle negligenze di qualcuno francamente io non me lo voglio piangere. Perché non mi voglio sentire nemmeno quella stronza della Morace che mi minaccia dicendomi che mi denuncia penalmente. E io mi sono veramente scocciato!». Ed entrambi confermano che «qua tutti quello che dobbiamo fare lo abbiamo fatto».

La conversazione procede e per il giudice palesa chiaramente «l’obiettivo dello Zimbone, che è stato condiviso dal Santini, di revocare il concorso per evitare la erosione dei punti organici che avrebbe paralizzato le carriere di determinate posizione interne all’Ateneo». Gli accordi sono stati presi, come si legge nelle carte e lo stesso Sindoni ribadisce al Rettore che «se tu non ti vuoi esporre non ci possiamo esporre neanche noi, il concorso si deve fare, è inutile che ci giriamo intorno».

Ma mentre Manfredi Tommaso ribadisce che rimane in piedi «il problema che quelli hanno proposto una persona designata già». Santini conferma che ormai non ci si può tirare indietro: «E votiamo quelli, votiamo quelli, lo vogliono loro…si sono pure messi d’accordo su chi vince, l’ho saputo ieri, prima di fare il concorso. Quindi di questo stiamo parlando».

Per i giudici l’azione di Zimbone è mossa sulla scia della gestione Catanoso che è caratterizzata da «dinamiche clientelari, di gruppo, che tendono a favorire, illegalmente, determinati soggetti nel circuito delle opportunità professionali che offre l’Ateneo».

Ma dalle intercettazioni raccolte «il rettore è preoccupato delle conseguenze che potrà subire per la decisione di attingere ai Po dell’Ateneo: «Allora io che ho studiato, prendendola in culo io, perchè ora voglio vedere quello che cosa mi succede a me ..omissis… In Senato, in cui c’è eventualmente di caricarli in programmazione… Quindi, in queste condizioni ho deciso di prendermela nel culo dandogli giurisprudenza, non solo dipartimento d’eccellenza, ma anticipandogli pure 0,6 punti organico. Allora che mi può succedere che in Senato quando vedono il verbale mi fanno un mazzo così». Ma i timori di Zimbone sono evidenti, quella delibera oggetto di tante discussioni lo preoccupa perché «domani che il ministero ai fini della rendicontazione mi chiede…mi chiede il bando, il bando! Si ma se tu gli mandi la delibera al Ministero, il Ministero me la mette nel c…».