In attesa dei nuovi bandi la carenza di personale sanitario continua a limitare i servizi. E poi c’è il nuovo reparto di Oncologia: un raggio di luce che nasce grazie alla generosità dei cittadini che hanno donato 230mila euro
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Concorsi a vuoto, dimissioni eclatanti, professionisti a gettone e pattuglie di medici cubani a tappare i buchi d’organico e che, nella sostanza, rendono possibili molti dei servizi erogati all’utenza. È la carenza strutturale di camici bianchi che rende l’ospedale spoke di Locri tra i presidi ospedalieri calabresi più disastrati, nella disastrata sanità della provincia di Reggio.
Principale nosocomio sulla fascia jonica reggina (assieme a quello di Melito Porto Salvo che però non eroga lo stesso tipo di servizi), il presidio di contrada Verga resta l’ospedale dove (quasi) nessuno vuole andare a prestare servizio e resta paradigma di una sanità pubblica che, sul territorio, si è ridotta ormai ai minimi termini.
Nel mastodonte cadente arrampicato sulle colline alla prima periferia di Locri, sono poco meno di 250 i posti letto disponibili. Almeno sulla carta. Nei reparti infatti, la penuria di personale medico e paramedico si fa sentire, riducendo di fatto gli ingressi in corsia e costringendo la striminzita pianta organica a fare i salti mortali. Tra i reparti maggiormente in difficoltà quelli di medicina, di ginecologia e di cardiologia. Ma è nel pronto soccorso che si registrano i problemi più gravi: nei mesi passati, in più di un’occasione, erano solo due i medici a coprire ogni turno, con i disagi (sfociati anche in battibecchi e vere e proprie aggressioni) calati di peso sull’utenza, che all’ospedale si deve rivolgere sempre più spesso a causa della serrata sulle guardie mediche degli ultimi anni. Serrata che potrebbe peggiorare se il piano dell’Asp di ulteriore riorganizzazione della medicina territoriale dovesse diventare realtà.
Il rebus dei concorsi
Nell’ospedale che rappresenta l’unico presidio sanitario disponibile per tutta la fascia dell’alto jonio reggino, nessuno sembra volere prestare servizio. Non si contano ormai i bandi di concorso andati a vuoto: vuoi perché nessuno dei candidati che si era iscritto si era poi presentato per il colloquio (come per il posto per primario del reparto di urologia, messo nuovamente a bando nei giorni scorsi, dopo che il precedente avviso, scaduto a ottobre del 2024, era andato desolatamente deserto), o vuoi perché il regolare vincitore, come nel caso del reparto di cardiologia (reparto poi coperto da un nuovo concorso finalmente andato a buon fine) aveva presentato le sue dimissioni il giorno stesso in cui ci sarebbe dovuto essere l’insediamento. Nella speranza che il nuovo concorso indetto dall’Asp reggina, aperto anche agli specializzandi, per coprire 21 posti da dirigente medico da piazzare su tutto il territorio della provincia possa seguire un percorso diverso da quelli che lo hanno preceduto, la stessa Asp, storia di una manciata di settimane fa, ha rilanciato sui medici “a gettone” raddoppiando il compenso orario (da 40 a 80 euro per un massimo di 38 ore settimanali) per i medici che accetteranno di prestare servizio anche nelle strutture della punta estrema dello stivale.
Un raggio di luce
In questo scenario di quotidiana emergenza però, a risollevare le sorti del derelitto ospedale di contrada Verga, un raggio di luce è l’inaugurazione del nuovo reparto di oncologia, ricavato nella palazzina alle spalle della struttura centrale. Il nuovo reparto, reso possibile dall’iniziativa dell’associazione modenese “Angela Serra” che, dopo essersi sobbarcata le spese per la progettazione, ha organizzato una serie di eventi itineranti capaci di raccogliere, grazie alla grande generosità della popolazione del territorio, oltre 230mila euro di donazioni, si sviluppa su un’area di circa 1000 metri quadri su cui verranno distribuiti un’area ambulatoriale, una dedicata al day hospital e una alla degenza.