Il Tar del Lazio, come da consolidata prassi in tutti i ricorsi contro i commissariamenti dei Comuni per infiltrazioni mafiose, ha ordinato al Ministero dell'Interno il deposito delle relazione integrale (priva di omissis) della Commissione di accesso agli atti, di quella del prefetto di Vibo Valentia e del ministro dell'Interno che hanno portato il 26 luglio allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Stefanaconi, guidato dal sindaco Salvatore Solano (sino a gennaio 2023 anche presidente della Provincia di Vibo).
Il ricorso contro lo scioglimento è stato presentato proprio dall'ex sindaco Solano e da altri ex amministratori e il Tar ha fissato l'esame del caso nel merito per l'udienza del 16 aprile 2025.
Sull'ex sindaco Solano, la relazione di scioglimento ha evidenziato che – oltre ad essere stato condannato per corruzione elettorale in concorso con il cugino Giuseppe D'Amico (condannato a 30 anni per associazione mafiosa, mentre il fratello Antonio è stato condannato a 18 anni) – la sua figura «appare indiscutibilmente collusa con elementi di spicco della criminalità organizzata» poiché dagli «atti risulta che Solano ha ricoperto un ruolo di primo nel favorire gli esponenti della criminalità e i loro interessi», con una «subalternità funzionale rispetto ai D'Amico e un rapporto di contiguità del primo cittadino proseguito anche quale presidente della Provincia di Vibo». Carica quest'ultima dismessa nel gennaio del 2023 (con l'elezione di un nuovo presidente) e da qui il mancato invio di una Commissione di accesso agli atti anche alla Provincia (invio chiesto invano in precedenza, sin dal 2022, dal presidente dell'Antimafia Nicola Morra all'ex prefetto Roberta Lulli) poiché già rimossa la principale causa di eventuale «inquinamento» rappresentata dallo stesso Solano che ha invece ricevuto l'ispezione al Comune di Stefanaconi, disposta dal nuovo prefetto di Vibo, Paolo Giovanni Grieco, nel settembre 2023.