Tante persone hanno reso omaggio al docente calabrese. Tra gli interventi registrati nel corso della cerimonia commemorativa anche quelli del nipote Vincenzo Maiolino e del cugino Francesco Liserre: «Vivrai per sempre»
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«Oggi celebriamo l'affermazione della vita, perché tu non puoi morire, tu sei una persona che vive e che vivrà sempre, una persona come te non può restare imprigionato in un legno, in una bara». Francesco Liserre, avvocato penalista e cugino di Nuccio Ordine, ha pronunciato queste parole innanzi al feretro dell'illustre congiunto nel corso della cerimonia commemorativa che si è tenuta oggi, alle 13, nella sala consiliare del Comune di Diamante, dove in mattinata è stata allestita la camera ardente. Nell'appassionato ricordo di Liserre c'è stato anche spazio per la massima che il professor Ordine, umanista e saggista di fama internazionale, ripeteva spesso ai suoi studenti, ma anche ad amici e conoscenti: «La verità la si cerca, ma non si possiede». Tra il pubblico, commosso e affranto, c'erano anche gli altri famigliari del professore.
Cuore diamantese
Nonostante «vette altissime» raggiunte nel corso della sua carriera, come ha sottolineato il nipote Vincenzo Maiolino nel suo discorso, Ordine è sempre rimasto una persona umile, che non ha mai reciso il legame con Diamante, il paese che gli ha dato i natali 64 anni fa. Un legame suggellato anche nel nome di battesimo, come ha ricordato il sindaco Ernesto Magorno nel suo breve ma intenso intervento. Il nome per esteso era, infatti, Diamante Nuccio Ordine. «Mio zio - ha detto il nipote a tal proposito - era un diamante di nome e di fatto, che sicuramente continuerà a brillare». Docente all'Unical, saggista, umanista e filosofo, Ordine risiedeva a Rende e il 6 giugno scorso si era sentito male improvvisamente. Da quanto trapelato, circa un mese fa avrebbe subito un'operazione che, però, apparentemente non avrebbe lasciato alcuna conseguenza.
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L'amicizia con Umberto Eco
Nuccio Ordine era uno uno dei massimi studiosi del Rinascimento e di Giordano Bruno. Negli anni aveva stretto una profonda amicizia con il semiologo Umberto Eco, tanto che i due, qualche anno fa furono avvistati insieme proprio nella città dei murales. «Erano sul lungomare - ricorda il giornalista Francesco Cirillo -, e lui come al solito fermava le persone per scambiare due chiacchiere, lo faceva con tutti. Noi passavamo e ci sentivamo piccoli in confronto a due giganti come loro, ma lui ti metteva subito a tuo agio. Si rivolgeva a noi in dialetto, gli piaceva parlare il suo dialetto, era un uomo di grande umiltà».
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L'intervista al boss Franco Muto
Tra le tante cose, Nuccio Ordine era anche un eccellente cronista. Si era iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Calabria il 16 giugno del 1979, quando aveva solo 21 anni. Una delle sue prime esperienze fu al Giornale di Calabria, dove lavorò fianco a fianco con un altro pezzo di storia di Diamante, Enzo Monaco, ideatore e patron del Peperoncino Festival. «Abbiamo svolto inchieste interessanti e all'epoca anche difficili sulla mafia del Tirreno cosentino - dice Monaco ai nostri microfoni -. Ricordo in particolare l'intervista che Nuccio riuscì a fare a Franco Muto». Un pagina di giornalismo che lasciò il segno, soprattutto perché in quegli anni il "re del pesce", che avrebbe esercitato il suo potere sulla costa per i successivi quarant'anni, era già considerato uno spietato boss di 'ndrangheta, anche se la magistratura non era ancora riuscita ad incriminarlo per reati legati alla criminalità organizzata, circostanza che si verificò poi soltanto nel 2006. «Nuccio era rimasto legato a questi ricordi giovanili, mi aveva detto di aver incorniciato la locandina di quella intervista e di averla conservata - continua Monaco -. Il direttore Ardenti (Piero, ndr) aveva immaginato per lui un grande futuro da giornalista e anche io lo incitavo a continuare. Ma lui sosteneva che, per quanto fosse bello fare il giornalista, preferiva fare il professore e il ricercatore nelle università. Così ha scelto ha scelto di fare». Nel corso della cerimonia, sono intervenuti, inoltre: Giorgio Franco, ex preside del Liceo Scientifico di Scalea; Sara Amendola e Miriam Petrone, ex allieve; Sonia Benedetto, ex compagna di università e Martino Montanarini, amministratore delegato della Bompiani.