Resta nell'occhio del ciclone quello che fino a qualche anno fa era il comune più povero d'Italia. Tornato da qualche giorno in cima alle cronache per l'operazione anti-truffa condotta dalla Procura guidata da Mario Spanguolo, che ha portato all'arresto del sindaco Romano Loielo, ora ai domiciliari, a Nardodipace, tornerà una commissione d'accesso agli atti. Il prefetto di Vibo Valentia Giovanni Bruno la istituisce non in forza all'autorizzazione del Ministro dell'Interno, ma d'iniziativa, alla luce delle facoltà concesse dalla legge Severino. Troppe cose da chiarire in un Comune nel quale – secondo l'ultima indagine della Procura – alcuni amministratori locali avrebbero fagocitato risorse che avrebbero invece dovuto portare un minimo di ricchezza ad una realtà economicamente collassata. Un Comune, quello di Nardodipace, peraltro, che di commissioni d'accesso ne ha già conosciute due. La relazione che seguì la prima rimase ferma in un cassetto del Viminale per troppo tempo e la procedura fu archiviata. Deflagrata la maxioperazione "Crimine" e finito in arresto il boss Bruno Tassone, padre dell'allora vicesindaco, fu avviata una seconda attività ispettiva che condusse allo scioglimento dell'amministrazione guidata dal sindaco Romano Loielo il quale – superato il periodo di commissariamento – si ricandidò e fu rieletto. Vita breve per il suo secondo mandato. Finito ai domiciliari, qualche giorno fa, quindi sospeso dall'incarico dal prefetto Bruno, che adesso manda a Nardodipace i suoi ispettori: un viceprefetto, un ufficiale dell'Arma, uno della Guardia di finanza e un ingegnere.