«Eravamo consapevoli di essere una spina nel fianco. Di dare fastidio, ma non fino a questo punto. Da anni indirizziamo la nostra attività, consapevole e appassionata, a sostegno delle bambine e dei bambini di ogni fascia sociale ed etnia, convinti che la partecipazione e l’istruzione siano strumenti privilegiati per favorire l’inclusione sociale. Continuiamo a farlo, da anni, anche nel quartiere Aranceto attraverso progetti come “Vicino a te”, finanziato dall’impresa sociale “Con i bambini” proprio a contrasto delle povertà educative. Ma ieri sera, proprio a chiusura di un’altra importante e riuscita giornata di lavoro dei nostri maestri di condominio, nel Centro sociale di Aranceto, abbiamo avuto contezza di quanto la nostra azione e il nostro impegno diano fastidio: qualcuno ha esploso un colpo di pistola verso la struttura dove erano ancora presenti i nostri operatori». A rendere noto l’accaduto è la presidente del Centro calabrese di solidarietà, Isolina Mantelli, in seguito alla denuncia sporta alla stazione dei carabinieri di Santa Maria.

«Un colpo di pistola esploso, a quanto pare, da un minore, che dopo essere entrato nella struttura del Centro sociale è scappato, scavalcando il recinto – spiega la presidente Mantelli -. Perché la nostra attività che si rivolge ai più piccoli per toglierli dalla strada, per fargli capire come c’è una strada diversa dalla delinquenza, che l’istruzione è l’unica via di salvezza al destino segnato di una vita spesa nell’illegalità, dà fastidio ai grandi: agli adulti che vogliono condannare i propri figli ad una esistenza fatta di degrado sociale e galera».

«Ma parliamo dei genitori dei bambini e delle bambine che frequentano il nostro centro - continua Isolina Mantelli -, con i quali non abbiamo mai avuto problemi. Anzi. Quel bossolo rimasto inesploso nel cortile del centro sociale dove poche ore prima bambini e bambine ridevano insieme senza diseguaglianze, con le stesse opportunità e gli stessi diritti ad un futuro migliore, è il chiaro segno che i progetti del Centro calabrese di solidarietà sono un pericolo per quanti difendono lo status quo del quartiere zona franca della criminalità organizzata, nelle mani di pochi che non vogliono far entrare un raggio di sole di cambiamento e speranza. Quel colpo di pistola è un atto intimidatorio che non ci spaventa».

«Ma abbiamo bisogno del sostegno di tutti, a partire delle Istituzioni – afferma ancora la presidente del Centro– deve essere immediatamente installato un sistema di videosorveglianza che al momento non esiste, e con chiediamo con urgenza al Comune: i nostri operatori devono essere messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza. La sfida è colmare il divario di opportunità, che l’emergenza Covid-19 ha reso ancora più evidente nei contesti più deprivati, grazie a un ecosistema formativo costruito su azioni sinergiche tra scuola, università e comunità educante. E questo – conclude la presidente – non possiamo farlo da soli. Chiamiamo in causa il Comune, la Provincia e la Regione. E prima di tutto i candidati sindaco di Catanzaro. Ha ragione Renzo Piano: serve una nuova architettura, per ricucire le periferie. Ma i sindaci finora le hanno abbandonate. Troppo impegnati a caccia di eventi e di carriere politiche: non bastano i proclami da campagna elettorale, bisogna agire, prima di tutto non lasciando soli gli operatori del sociale che come quelli del Centro calabrese di solidarietà ci mettono la faccia e il cuore senza chiedere niente a nessuno».