Prosegue senza sosta l’aggressione ai patrimoni illeciti da parte degli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria che, a seguito dell’emissione da parte del Tribunale di Reggio Calabria – Sez. Misure di Prevenzione di un apposito decreto, ha sequestrato beni riconducibili al noto 53enne catanese, imprenditore ed ex parlamentare della Repubblica, Amedeo Gennaro Raniero Matacena.

 

Amedeo junior Matacena attualmente latitante a Dubai, è figlio del defunto Amedeo Matacena, nato a Napoli l’ 01.11.1919, entrambi personaggi noti nella città di Reggio Calabria per la loro attività di armatori svolta in passato per il traghettamento dei veicoli e dei passeggeri sulle sponde dello Stretto. Matacena, nel 2014 risulta essere stato condannato definitivamente a 3 anni di reclusione dalla Suprema Corte di Cassazione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa in seguito alle risultanze investigative emerse nella c.d. Operazione “Nautilus” confluite poi nel procedimento penale c.d. “Olimpia 2 e 3”.

 

"Il patto" con la 'ndrangheta per l'elezione alla Camera dei Deputati

Secondo la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino, riassumendo le emergenze del procedimento penale, snodatosi in un lunghissimo arco temporale, è stato riconosciuto che Matacena era l’uomo politico prescelto dalle cosche reggine al fine di salvaguardare gli interessi da queste perseguite. Dal vasto compendio probatorio è emerso che il Matacena, “pur di riuscire nel suo intento di essere eletto alla Camera dei Deputati nelle elezioni del 1994, abbia stipulato una sorta di “patto con il diavolo” con le più rappresentative organizzazioni ‘ndranghetistiche di questa città”. Convergono in tal senso anche le dichiarazioni di plurimi collaboratori di giustizia tra cui  Antonino Rodà e  Giuseppe Lombardo mentre un altro, Umberto Munaò, ha evidenziato la consapevolezza del Matacena di aver favorito la cosca Rosmini nella c.d. vicenda dei lavori di rifacimento della via Marina, sempre in Reggio Calabria.

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Matacena condannato a quattro anni di reclusione

Nell’anno 2015, nell’ambito di altro procedimento penale, la Corte d’Appello di Reggio Calabria gli ha inflitto un’ulteriore condanna a quattro anni di reclusione per il reato di corruzione in atti giudiziari, confermando la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nel 2012. Con sentenza del 4 novembre 2016, la Corte di Cassazione annullava senza rinvio la predetta sentenza di condanna per intervenuta prescrizione.

 

Da ultimo, Matacena è rimasto coinvolto nelle recenti indagini svolte dalla DIA di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale incardinato presso la Direzione Distrettuale Antimafia reggina, denominato Operazione Breakfast. Nell’ambito di quest’ultima attività investigativa, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha emesso nel 2014 ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Amedeo Gennaro Matacena, della moglie Chiara Rizzo e di altri per il delitto di intestazione fittizia di beni (art.12 quinquies L.1992 nr.356). Nel provvedimento restrittivo, il GIP ha evidenziato, tra l’altro, il comportamento del Matacena volto ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ovvero di agevolare la commissione di uno dei delitti di cui agli artt.648, 648 bis e 648 ter del Codice Penale (riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita in attività economiche o finanziarie), simulando l’apparente dismissione, da parte dello stesso, delle partecipazioni alle società a lui riconducibili tra cui la AMADEUS Spa, la SOLEMAR Srl, la ULISSE SHIPPING Srl, la NEW LIFE SrL, la AMJU INTERNATIONAL TANKER Ltd e la ATHOSCHIA INTERNATIONAL TANKER Ltd.

 

In tale contesto l'uomo tuttavia, non è stato tratto in arresto in quanto si trovava a Dubai dove, sottoposto a fermo da parte delle Autorità degli Emirati Arabi Uniti, è stato successivamente rilasciato dalle medesime Autorità.

 

Sequestrati beni per oltre 1 milione di euro 

Con l’odierno provvedimento di sequestro il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione M.P. – ha confermato ed evidenziato la pericolosità sociale qualificata di Matacena: “appare dunque sussistere quella condizione di pericolosità che investe l’intero percorso di vita del proposto che, in presenza di altri requisiti di legge, legittima l’apprensione di tutte le componenti patrimoniali ed utilità, di presumibile illecita provenienza, delle quali non risulti, in alcun modo, giustificato il legittimo possesso”, ed ha disposto il sequestro delle disponibilità bancarie e finanziarie in genere, detenute anche all’estero riconducibili al suddetto Amedeo Gennaro Matacena alla moglie Chiara Rizzo ed ai figli del proposto, nonché di un fabbricato all’estero, intestato ad una società straniera con sede a Miami in Florida.

 

Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro è stato stimato in circa 1.100.000 euro.