È una nuova, terribile tragedia quella che colpisce la Calabria e Reggio nella tarda serata di ieri. Walter Zema, 24 anni appena, decide di salire a bordo della sua Honda, per rientrare a casa. La moto ruggisce, il vento sfiora il casco di Walter. La sua passione di sempre è quella che lo fa sentire libero. Tutte le volte che sale in sella alla sua Honda, accarezza quella sensazione di profondo benessere. La strada che dal quartiere San Sperato porta a quello di Modena, nella zona sud di Reggio Calabria, Walter la conosce molto bene, la percorre spesso. È buio, la visibilità è ridotta. Non c’è tanto traffico, sebbene quella sia una delle poche vie che collega la parte alta della zona con il centro. Walter giunge proprio davanti al campo Coni, dove ogni giorno in centinaia vanno ad allenarsi. 

 

Succede tutto in un attimo. La Panda bianca che percorre la via in salita fa per svoltare sulla sinistra. La Honda sopraggiunge. Il rumore è sordo, istantaneo. Walter sbatte violentemente contro l’asfalto. I suoi sogni finiscono così, in una mite nottata di metà novembre. I resti della moto finiscono sulla strada. La donna alla guida dell’auto è sotto shock. Walter non dà segni di vita. I soccorsi arrivano in pochi minuti. Sirene, lampeggianti e uomini in divisa tentano di capire se ci sia ancora qualcosa da fare per quel giovane dal viso pulito. Lo sconforto sopravanza la speranza. Walter giace lì, inerme. Le sue scarpe a pochi centimetri, il casco sfilato e posato accanto a lui. E poi quel triste rito di un lenzuolo bianco a coprire i segni di un corpo straziato. Non c’è più, Walter. La sua vita vola via veloce.

 

Modena è un quartiere assai popoloso, ma pur sempre piccolo. La notizia si diffonde in un batter d’occhio. Alla spicciolata arrivano amici e parenti ed inizia una devastante liturgia del dolore. Le urla della zia, la sua incredulità di fronte al corpo del nipote che non risponde più. Che non si rialzerà. Le lacrime degli amici di sempre. Lo shock di quell’amico con cui Walter ha diviso gli ultimi momenti di vita. «Si doveva laureare», continua a ripetere in maniera ossessiva. 

 

Dall’altra parte della strada, le urla di disperazione squarciano il silenzio della notte. Poche le case con qualche luce ancora accesa. C’è pudore e rispetto verso il dolore di una intera comunità. Si fa fatica persino a guardare quel corpo che rimane lì, per ore, coperto solo dal lenzuolo, mentre intorno la vita continua a scorrere, così come le centinaia di autovetture che transitano sulla via Modena-S. Sperato. Qualcuno tira dritto, non riesce a guardare quella scena. Qualcun altro neppure si accorge di quel giovane morto. La polizia fatica a gestire l’enorme flusso di vetture, mentre i poliziotti della municipale eseguono i rilievi. Bisogna comprendere come sia potuta accadere una simile tragedia. 

 

Negli abbracci degli amici traspare tutto lo strazio per aver perso una persona speciale. Walter, da sempre appassionato di moto, era anche un amante della fotografia e delle videoriprese. Con la sua reflex aveva girato tanti angoli della provincia reggina. Il rugby come sport preferito, così come viene ritratto in un’immagine che campeggia sul suo profilo facebook. Nulla probabilmente, però, poteva superare l’amore verso le due ruote. Quell’istantanea in cui bacia la sua Honda rappresenta un poster ideale di ciò che più lo rendeva felice: stare in sella alla moto e continuare a macinare chilometri, cullando il sogno di una vita in perfetto equilibrio. Un sogno spezzato d’improvviso, all’incrocio di una strada maledetta già sporca di sangue innocente in un passato nemmeno troppo lontano.