A una causa contro la Mke sarebbero seguiti messaggi intimidatori per i lavoratori. Lo sfogo dell’uomo con i carabinieri: «Se mi succede qualcosa è colpa di Minieri»
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Il 20 settembre 2021 il Noe dei Carabinieri di Catanzaro e personale dell’Arpacal si era recato a effettuare una ispezione al depuratore di Cirò Marina. Nel corso delle operazioni di controllo e di campionamento, erano presenti tre dipendenti della Mke, società di Mario Minieri che gestiva l’impianto. Durante la redazione del verbale, due operai si avvicinano ai carabinieri. Lamentano il fatto che da mesi non vengano pagati gli stipendi, aggiungendo che, anche in passato, si erano verificati episodi analoghi. Uno dei due aggiunge di essersi in passato rivolto ai sindacati e di aver aperto una “vertenza lavorativa” contro la Mke.
L’uomo non si ferma, si accosta ai militari per raccontare che a seguito della “denuncia” presentata ai sindacati, Mario Minieri gli aveva “inviato” delle persone a casa che lo avevano minacciato con il precipuo scopo di fargliela “ritirare”. E uno di loro aveva «mimato il gesto del taglio della gola». In seguito la polizia giudiziaria convoca il collega dell’uomo minacciato. Questi conferma di avere appreso questo episodio dal denunciante.
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«Sottolineava altresì – è scritto nei brogliacci dell’inchiesta Scirocco – di essere al corrente che Minieri aveva sicuramente “qualcuno alle spalle”, alludendo in maniera evocativa a personaggi della criminalità organizzata, che lo avrebbero tutelato».
Il verbale: «Se mi succede qualcosa è colpa di Minieri»
Qualche tempo dopo, nella sede del comando del Noe di Catanzaro, l’uomo conferma quanto raccontato nel corso del controllo: due uomini di circa 50 anni lo avevano avvicinato vicino casa sua. «Posso dirvi che avevano un accento calabrese, ma non riesco a dirvi di quale provincia – fa mettere a verbale l’operaio -. Io mi trovavo in strada sotto la mia abitatone e questi, avvicinandosi, mi chiedevano se ero Giulio. Alla mia risposta affermativa, loro mi chiedevano se avevo fatto una denuncia ai sindacati contro Minieri, ed io gli rispondevo di sì. A questo punto gli stessi mi chiedevano se potevo mettermi d'accordo con Minieri e “togliere” la denuncia presentata presso i sindacati. Io rispondevo che se lui mi avesse fatto recuperare qualcosa dei miei soldi, avrei chiuso tutto il capitolo bonariamente. A questo punto i due uomini aggiungevano che se si chiudeva il tutto bonariamente era meglio. In questo frangente, vista la situazione, perdevo le staffe, e dicevo ai due uomini di andare via, che non avrei chiuso niente con Minieri. I due andavano via, ed io mi recavo presso la Stazione Carabinieri di Cirò Marina, dove raccontavo dell'accaduto al maresciallo Coniglio, il quale mi presentava delle fotografie, nel tentativo di riconoscere i due uomini. Dalle foto mostrate, non riconoscevo nessuno dei due. Pertanto, dopo aver firmato una carta, lasciavo la caserma dicendo al maresciallo che se mi fosse successo qualcosa, avessi subito qualche danneggiamento, avessero infastidito i miei familiari oppure avessero bruciato la mia autovettura, il responsabile era Minieri. Il maresciallo mi invitava a chiamare il 112 per qualsiasi problema. Ho cercato più volte a contattare Mario, per quanto riguarda gli stipendi non pagati, ma non ha mai risposto».
Nella sala d’attesa dei carabinieri i due colleghi parlano di quanto accaduto. Non ci sono contraddizioni nei loro dialoghi. Inoltre a luglio 2021 l’operaio aveva scritto a Minieri: «Mario Minieri smettila a mandarmi persone a casa a minacciarmi».
Secondo il gip sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di tentata estorsione.