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La Seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro ha rigettato l’appello proposto da Giuliano Caruso, tendente ad ottenere il dissequestro di beni, eseguito dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme nello scorso mese di marzo.
Lamezia, "Operazione Turpe Lucrum": sequestrati beni per 12 milioni di euro
All’imprenditore Caruso i finanzieri avevano sequestrato beni a lui intestati, o comunque riconducibili, per un valore complessivo di 12 milioni di euro. Secondo gli investigatori, i beni individuati in capo al Caruso, sarebbero stati realizzati con proventi dell’illecita attività di usura per la quale l'imprenditore è indagato, in quanto il loro valore risulta del tutto sproporzionato rispetto ai redditi derivanti dalle attività lavorative dichiarate nel corso del tempo.
Il sequestro dei beni era stato disposto dal gip del Tribunale di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, su richiesta del sostituto procuratore Santo Melidona, formulata sulla base degli accertamenti ed indagini esperite dalla Guardia di finanza.
Caruso, a seguito del sequestro aveva già presentato istanza al Tribunale del riesame, che l’aveva rigettata, assieme ad altre analoghe richieste all’Ufficio gip di Lamezia, tutte corredate da corpose perizie tecniche, con le quali l'imprenditore forniva la propria versione circa la realizzazione del suo patrimonio. Allo stato su un totale di beni sottoposto a misura cautelare per un ammontare di circa 12 milioni di euro, Caruso è riuscito ad ottenere il dissequestro per 150 mila euro.
L’imprenditore dovrà presentarsi dinanzi al gip di Lamezia Terme per l’udienza preliminare a suo carico nell’ambito della quale dovrà rispondere del reato di usura praticata a danno di tre imprenditori.