Nella sentenza Gotha la risposta al quesito posto nell’intercettazione che svela un retroscena fondamentale: c’è un terzo componente apicale? L’analisi del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo
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Chi, al vertice della cupola, oltre Paolo Romeo e Giorgio De Stefano? È questa la domanda che Francescantonio pone a Antonio Marra e che rappresenta l’interrogativo finale che conclude la quarta puntata del podcast dedicata proprio all’avvocato ritenuto uomo intraneo alla componente riservata della ‘Ndrangheta.
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Questo episodio viene ricostruito dettagliatamente dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, il quale, nel corso della sua requisitoria, fa un primo passaggio sulla consapevolezza, da parte di Marra, di quel che sta per accadere: «L’avvocato Marra ha vissuto la modifica dell’imputazione da parte del Pm che introduceva la distinzione tra ‘Ndrangheta visibile e invisibile. Ecco perché corre a riferire a Romeo: “Attento Paolo perché ho la sensazione che abbiano capito e il tuo evolutissimo sistema di occultamento rischia di saltare nel momento in cui acquisiranno la chiave di lettura del tuo modo di essere. E quindi non è più vero che la migliore forma di copertura è la sovraesposizione, attraverso la cura di quello che tu ritieni essere l’argomento chiave e cioè la tutela dell’interesse collettivo, perché se ottengono la chiave di lettura siamo finiti. Perché capiranno, anche dall’abbraccio tra te e Giorgio De Stefano, che noi siamo ‘ndrangheta e non altro”». Fin qui la ricostruzione del procuratore aggiunto in merito alla modifica del capo d’imputazione nel processo “Meta”, quando, per la prima volta, viene introdotta la componente riservata della ‘Ndrangheta.
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In questo contesto, emerge una intercettazione risalente al 16 gennaio 2011 all’interno del circolo “Posidonia” di Gallico, quartier generale di Paolo Romeo. È lì che Marra discute con altre due persone, Giovanni e Francescantonio, dopo che una di esse ha elargito una parte del pescato in favore di Giorgio De Stefano. Francescantonio appella De Stefano come «un cristianuni», ossia una persona di elevato spessore. Giovanni dice di non conoscerlo, suscitando lo stupore degli altri. È qui che Marra si lascia andare ad una prima frase: «Ma Giorgio De Stefano fa parte della storia di Reggio Calabria, come all’avvocato Paolo Romeo […] Ha fatto la politica di Reggio Calabria ai tempi della prima Repubblica insieme a Paolo. […] È cugino dei De Stefano e ha avuto un sacco di problemi giudiziari».
È il passaggio successivo a interessare il procuratore Lombardo. Marra, infatti, afferma: «perché sono stati ritenuti i responsabili (Giorgio e Paolo, ndr) di quelli che hanno fatto la pace per la… dopo la guerra di mafia». Sul punto Lombardo è chiaro: «Ci sono grandi famiglie in guerra a Reggio Calabria, al di sopra delle quali ci sono responsabili per conto loro. Il dato testuale non si supera perché questo è, e Marra da avvocato è in grado di esplicitare dei concetti che sono esattamente corrispondenti al suo pensiero. Una frase in un discorso con queste caratteristiche, faccio fatica ad aggiungere elementi che possano chiarirne il senso. Ma quanti livelli ci sono in questa frase: la gente che doveva fare la pace, quelli che dovevano far fare la pace e i responsabili di quelli. Io ci intravedo almeno tre livelli rispetto alle famiglie in guerra. Ecco la stratificazione della ‘ndrangheta verso l’alto. Aggiungendo che questi sono un pezzo di storia di Reggio Calabria in relazione ad un gioco grande».
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Il passaggio successivo è quello chiave. Francescantonio domanda a Marra: «L’avvocato De Stefano. No, perché erano l’avvocato De Stefano, chi è l’altro? Paolo Romeo, poi?». È qui, in questa frase, che s’innesta tutto il ragionamento del pubblico ministero. L’interlocutore chiede a Marra chi ci sia oltre Romeo e De Stefano in quella che è una formazione a tre punte. All’interno del podcast, nella sua parte conclusiva, si troverà la risposta alla domanda rivolta a Marra: chi c’è oltre De Stefano e Romeo? Sarà direttamente Marra a fornire una prima risposta eloquente che spiazza l’interlocutore, così sarà come il procuratore Lombardo ad indicare chi, a suo avviso, si cela dietro l’espressione di Marra.