Avrebbe insultato e chiuso a chiave sette infermieri del reparto Covid allestito all'ospedale di Cetraro. Per questo, Pierfrancesco Rocca, è finito sotto accusa nei giorni scorsi nell'esposto a firma del personale sanitario inoltrato alle autorità competenti. Ma il dirigente nega ogni addebito e bolla la vicenda come una «barzelletta». A sua difesa dice di aver chiuso a chiave l'entrata del reparto Covid per un periodo di circa 15 minuti solo per consentire lo spostamento di 3 pazienti da una stanza all'altra, ma di aver lasciato libere tutte le vie di fuga del reparto, rappresentate da cinque porte, di cui tre dotate di maniglione antipanico. Non specifica, poi, i toni della discussione avvenuta in quella circostanza, ma dichiara: «Non collaborano, hanno paura di attraversare un corridoio sanificato due volte al giorno».

Rimosso dall'incarico

Dopo l'esposto degli infermieri, il commissario straordinario dell'Asp Giuseppe Zuccatelli lo ha rimosso dal ruolo di direttore del reparto Covid, anche se lui sostiene di essersi dimesso, ed ha avviato un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Rocca, ad ogni modo, ieri era ancora in ospedale per rivestire il ruolo originale, ossia, supervisore del reparto Covid in qualità di componente del dipartimento di Prevenzione dell'unità di Igiene e Sanità dell'Asp di Cosenza.

 

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La ricostruzione della vicenda

È venerdì scorso. Un turno sta per finire e un altro sta per cominciare e infatti è proprio uno degli infermieri che sta per andare a casa ad avvertire Rocca, ancora direttore del reparto Covid, che c'è un guasto nei bagni e non sono utilizzabili. Ne consegue che i pazienti vanno immediatamente trasferiti. Fin qui, la versione è unanime. Succede poi che gli infermieri avrebbero telefono al medico Malomo, il quale avrebbe ordinato loro di spostare i pazienti nelle stanze adiacenti. In quel momento però sarebbe arrivato sulla scena Rocca, privo di dispositivi di protezione («se il virus non intacca le mucose non ci può essere contagio») che avrebbe deciso invece di mandare i degenti nell'ala della ex medicina («le stanze sono più grandi e con vista mare»). A quel punto gli infermieri si sarebbero rifiutati di aiutare Rocca e lui li avrebbe insultati. Non solo, li avrebbe anche "sequestrati" chiudendo a chiave il reparto.

«Non ho sequestrato nessuno»

Il sequestro, poi ,è un'accusa che il dirigente cosentino respinge con forza. «È vero, ho chiuso a chiave l'unica porta che consentiva l'ingresso in reparto, ma non ne ostacolavo l'uscita. Gli infermieri sarebbero potuti uscire quando volevano. Anzi, per dimostrare che mi stavano accusando senza un valido motivo, io stesso sono uscito dal reparto attraverso le porte laterali e poi ho aperto la porta principale dall'esterno, a dimostrazione che non avevo sequestrato proprio nessuno». Ma perché lo ha fatto? «Perché in quel momento la presenza di una persona proveniente dall'esterno avrebbe potuto rappresentare un serio pericolo per i pazienti che uscivano dalle loro stanze e per gli infermieri. Devo pensare anche a loro». Ma il personale sanitario non ci ha visto alcuna buona fede nell'azione di Rocca e ha chiamato i carabinieri, che sono giunti sul posto per ricostruire nel dettaglio l'accaduto.

La carenza dei dispositivi di protezione e il rischio contagio

Nella vicenda c'è un altro aspetto, ovvero la presunta insufficienza delle misure di sicurezza e di protezione per sanitari e pazienti. Sarebbe questo uno dei motivi che ha spinto gli infermieri a denunciare Rocca e che, in generale, sta generando caos e nervosismo in tutto l'ospedale. Rocca quella sera è arrivato in reparto senza guanti e senza mascherina, circostanza confermata dal diretto interessato, che anche su questa questione ha una versione sua. «Sembra che stiamo combattendo un attacco nucleare. Va bene la prudenza, va bene l'attenzione, ma non bisogna esagerare. Il virus contagia solo se viene in contatto con le mucose di occhi, naso e bocca. Le misure che abbiamo sono adeguate, a partire dai camici. Abbiamo fatto sanificare il reparto due volte al giorno, se non ci passa nessun paziente, come potrebbe contaminarsi?». E qui vengono alla luce ulteriori divergenze. «Per attaccarmi, gli infermieri continuano a scrivere che il reparto invece era sporco, ma se ce l'hanno consegnato pulito ed era sporco vuol dire che è colpa loro».

Gli armadi chiusi con la catena per evitare gli sprechi

Secondo Rocca, non sarebbe vero neanche il fatto che in ospedale manchino i dispositivi di protezione individuale. «Che non ce ne siano in abbondanza- specifica Rocca - lo sappiamo ed è così in tutta Italia. Ma non è vero che ne siamo sprovvisti. Man mano che diminuiscono arrivano le scorte. Anzi ci sarebbe da dire il contrario. Quando ci sono, se ne fa un uso indiscriminato, tanto che come vede siamo stati costretti a chiudere a chiave gli armadietti dove sono custoditi per non lasciare che qualcuno li sprechi».