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Galeotto fu il commento di Stefano Rizzato. Il giovane giornalista di Rai Sport, al passaggio della carovana del Giro da Cetraro (e non Cetrano, come più volte detto dal telecronista, rivelando una non approfondita conoscenza della zona), ha riportato a galla, è il caso di dirlo, la vecchia storia della nave dei veleni affondata al largo della località turistica del Tirreno cosentino, raccontata dal pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti all’allora procuratore di Paola Bruno Giordano, di cui non è mai stata rinvenuta alcuna traccia.
Aieta indignato: «Grave danno di immagine»
Le parole del cronista 33enne, entrato nella tv di Stato classificandosi al secondo posto nel concorso del 2016 dopo una lunga gavetta tra Sky e La Stampa, dunque una persona tutt’altro che inesperta e sprovveduta, hanno suscitato l’indignazione dell’intera comunità cetrarese, espressa attraverso le parole del consigliere regionale Giuseppe Aieta. «La Rai ripari il danno pesantemente inferto al Tirreno cosentino durante le riprese del Giro d’Italia. Sono certo che il governatore della Calabria e i parlamentari calabresi di ogni colore assumeranno un’azione di protesta comunicando al management Rai che la vicenda della nave dei veleni è stata archiviata dalla Procura Nazionale Antimafia nel 2010 dichiarandola una bufala di un pentito di ‘ndrangheta».
Il sindaco Aita convoca un vertice politico
Furioso anche il sindaco Angelo Aita: «Grazie Rai per aver mortificato la dignità di una città diffondendo immagine e notizie, durante il giro d’Italia, false e smentite dalla magistratura – ha dichiarato - Ho convocato un vertice urgente con tutte le forze politiche della città per discutere sulle gravissime dichiarazioni esternate dai commentatori del Giro d’Italia su Rai2. È un fatto grave che va respinto con fermezza, senza sotterfugi e tentennamenti. Abbiamo costruito tanto in questa città e lo abbiamo fatto proprio per scrollarci di dosso un peso durato tanti anni. Cetraro è bellezza, cultura, tradizioni e non può essere assolutamente portata alle cronache per fatti smentiti nel recente passato».
Ricostruzione inopportuna e fuori contesto
Al di là della veridicità o meno dei fatti raccontati, la sensazione è che la corsa ciclista fosse decisamente un contesto del tutto distante dalla vicenda della famigerata Cunski. Già qualche chilometro prima i telespettatori erano rimasti sorpresi quando, al passaggio dei girini da Paola, invece di tratteggiare la figura di San Francesco, conosciuto in tutto il mondo, in tv si è preferito ricordare l’arresto del latitante messicano Ruvalcaba Tomas Jesus Yarrington, di qualche settimana fa, su cui pendeva una taglia da 15 milioni di pesos.
Oliverio telefona ai responsabili Rai
Al presidente Mario Oliverio saranno tremati i polsi, tanto più che la Regione ha effettuato un investimento non secondario sponsorizzando la kermesse in rosa per promuovere le bellezze della Calabria. E infatti le sue esternazioni non si sono fatte attendere: «Ho parlato con i responsabili del servizio Rai del Giro d’Italia – dice - chiedendo una immediata rettifica delle notizie che hanno riguardato una vicenda archiviata dalla magistratura antimafia ormai molti anni fa. Il Giro d’Italia, che è un veicolo di promozione del territorio, e per questo sostenuto dalla Regione Calabria, non può trasformarsi in uno sfregio per questa terra tra l’altro riportando notizie smentite dagli organi giudiziari e ormai datate negli anni. Sarebbe stato opportuno, invece, parlare di Cetraro ed esaltare il riconoscimento della Bandiera Blu ottenuto proprio qualche giorno fa. Cetraro, infatti, si pone tra le mete turistiche più importanti della nautica internazionale come il riconoscimento ottenuto dimostra. Così come confermatomi degli organizzatori del Giro d’Italia attendo fiducioso una rettifica riparatoria di un danno arrecato ad una splendida località turistica calabrese qual è Cetraro».
Salvatore Bruno