Continua lo sciopero della fame in carcere Cesare Battisti, 67 anni, l’ex terrorista rosso e scrittore italiano, detenuto a Corigliano Rossano dove sta scontando l'ergastolo. L'ex membro del gruppo Proletari armati per il comunismo rivolge un appello alla giustizia italiana, in una lettera scrive ai familiari mentre in un audio descrive le sue condizioni di salute parlando con sua cognata.

L’uomo riferisce di aver perso negli ultimi 19 giorni 10 chili, lamenta problemi di ossigenazione a tal punto da far fatica a recarsi in infermeria. Anche i livelli di lucidità si starebbero riducono gradualmente. In una lettera inviata ai familiari, agli amici, ai compagni, e ai colleghi di lavoro chiede un ultimo sforzo che è quello di comprendere le ragioni che lo spingono a lottare fino «all’ultima conseguenza in nome del diritto alla dignità per ogni persona detenuta, di tutti. La dignità di affrontare le proprie responsabilità restando se stessi».

L’ex terrorista rifiuta il cibo dal 2 giugno scorso, sapendo che non sarebbe tornato indietro, «perciò cosciente, scrive ai familiari,  di recarvi un grande dolore». Parla di valori di «un passato in cui ho creduto, fino alla deriva armata. Non mi sono mai sentito un criminale allora, né mi sento di esserlo oggi pur nella consapevolezza di aver sbagliato. Seguivo, come tanti altri, continua, dei valori fondamentali di diritto per la persona,  non posso permettermi di tradirli sulla linea di arrivo».     

Attacca il Dap dopo il rigetto dell'istanza di trasferimento 

Cesare Battisti ha chiesto, invano, il trasferimento dal carcere di Rossano affinché gli fosse  «garantito un regime di carcerazione dignitoso». Istanza che è stata rigettata, con motivazioni «ingannevoli», afferma Battisti, dal Dipartimento amministrazione penitenziaria. Le eccezioni poste dal detenuto ruotano attorno al dato secondo cui considerare Cesare Battisti «soggetto pericoloso, 42 anni dopo i fatti e senza apportare nessun elemento nuovo a carico, non trova riscontro in sede giudiziaria». In sostanza «il Dap starebbe trattando un caso dove la pena non ha più carattere recuperatorio, come prevede la Costituzione, ma esclusivamente sanzionatorio».

La sezione di Rossano in cui è rinchiuso «è una tomba»

Forte la denuncia circa la condizione del sistema carcerario: «Il reparto AS2 di Rossano è una tomba, lo sanno tutti. Qui non entra ne esce niente e nessuno per alcun motivo, che non sia quello di raggiungere settimanalmente la sala delle videochiamate. Questo è l'unico reparto a Rossano, sprovvisto perfino delle mattonelle e di servizi igienici decenti; dove nessun operatore sociale mette piede. Il famigerato portone “antro ISIS” è tabù perfino per il cappellano, il quale ha finora regolarmente ignorato le mie richieste di colloquio. Qui, al contrario di quanto afferma il Dap, non esiste nessuna attività in comune tesa al reinserimento sociale o a una reale rieducazione. Qui tutto è predisposto per tenere a bada dei ferventi musulmani, ai quali, se pure in condizioni esecrabili, è stato concesso il diritto di pregare insieme. Tanto per fare un esempio, il passeggio di questo AS2 non è più di una oscena piccionaia, dove raramente penetra un raggio di sole; mentre tutto il resto versa nella fatiscenza».

Domani visita della parlamentare Bossio 

Intanto, proprio domani, è prevista una visita della parlamentare Enza Bruno Bossio, unitamente all’avvocato Adriano D’Amico, già patrocinatore di una precedente manifestazione a Rossano. «La delegazione accerterà le condizioni di salute del detenuto e valuterà se viene rispettato, con riferimento alla sua collocazione e rispetto a quanto sta emergendo in questi giorni sui media nazionali, l’art. 27 della Costituzione circa l’applicazione della pena ed il fatto che non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e deve tendere sempre alla rieducazione del reo».