Da un lato la coincidenza che vuole che le intimidazioni alla comunità Progetto Sud precedano di poco l’inizio di nuovi episodi di violenza legati al racket in città, dall’altro il sospetto sempre più ingombrante che a motivare quel fuoco appiccato sui terreni della cooperativa ‘Le agricole’, costola della sua comunità, sia stato il fatto che a breve questa avrebbe iniziato a commercializzare alcuni prodotti della terra.

 

A dirlo è don Giacomo Panizza, sacerdote anti ‘ndrangheta e a capo della comunità che dà spazio al suo interno a tante realtà riferimento per disabili e disagiati. Tra queste proprio ‘Le Agricole’ i cui terreni vengono coltivati da donne rom e con difficoltà e che da poco ha aperto i battenti anche ai rifugiati politici e ai tossicodipendenti in fase di recupero.

 

Circa dieci giorni fa l’amara sorpresa. I terreni erano stati incendiati “con precisione chirurgica”. Fu questa l’espressione usata dalla presidente Anna Maria Bavaro per spiegare il fatto che le fiamme vennero appiccate in modo da non arrivare ai due terreni confinanti.

 

“Stiamo cercando di passare ad una cultura imprenditoriale e forse questo dà fastidio – spiega Panizza - i pomodori, ad esempio, che stiamo lavorando adesso non verranno dati solo ai gruppi di acquisto solidali, ma anche ad alcune ditte. Per settembre ed ottobre alcune aziende lavoreranno i nostri prodotti e ci permetteranno di commercializzarli”.

 

“Non conosco di chi sia il volto nascosto dietro questi attentati. Chi ci vuole fermare? Chi pensa che possiamo fare concorrenza? Non lo so, me lo chiedo anche io”, conclude Panizza, senza perdere mai il suo sorriso.

 

Tiziana Bagnato