Sono quasi le 19:30 quando un giovane centauro a bordo del suo motocross di piccola cilindrata, per evitare l'impatto con un'auto scivola e cade rovinosamente sull'asfalto nei pressi della rotonda che a Praia a Mare separa via dei Mercanti da via San Paolo. 

 

L'impatto non è violento ma il giovane è immobile a terra e lamenta un forte dolore alla gamba, probabilmente per via di un colpo alla caviglia. I presenti allertano subito i soccorsi. La prima chiamata al 118 risulta alle 19:28 e in teoria l'ambulanza dovrebbe arrivare in una manciata di minuti. Fino al prossimo primo ottobre il servizio di emergenza/urgenza è ospitato al primo piano dell'ospedale di Praia a Mare, che dal luogo dell'incidente dista appena un paio di chilometri. Ma dall'altro capo del telefono avvisano che le ambulanze non sono disponibili perché impegnate in altri soccorsi. Probabilmente, dicono, arriverà una ambulanza proveniente dalla clinica Tricarico di Belvedere, una quarantina di chilometri più in là. 

 

Il giovane è ancora a terra, i minuti passano e la temperatura sta diventando gelida. Nessuno sa ancora se il malcapitato ha traumi in altre parti del corpo e amici e parenti cominciano ad agitarsi. I telefonini continuano incessantemente a chiedere aiuto ma contro la sanità cosentina è quasi sempre una battaglia persa. L'ambulanza finalmente arriva, 38 minuti dopo la prima chiamata. Per fortuna il giovane centauro ha riportato solo un danno alla gamba e se la caverà, nonostante il grande spavento, ma se i danni riportati fossero stati più gravi probabilmente a quest'ora staremmo raccontando l'ennesima tragica storia di malasanità calabrese.

Ai 38 minuti dell'attesa per una ambulanza, infatti, vanno ad aggiungersi i minuti che in caso di codice rosso si impiegano per raggiungere il pronto soccorso attrezzato più vicino, che si trova a Belvedere appunto, e non a Praia a Mare come vorrebbero far credere la politica scellerata e un'insegna bugiarda.