Squestro preventivo per l'ex dominus degli impianti sportivi a Catanzaro Gampaolo Mungo. Lo ha disposto il gip del tribunale del capoluogo di regione nell'ambito dell'inchiesta che vede coinvolto l'ex assessore della giunta Abramo. Giampaolo Mungo avrebbe offerto "protezione" alle associazioni sportive interessate ad ottenere la gestione degli impianti - in particolare la piscina comunale e i campetti da tennis - e per tale ragione risulta oggi indagato con l'accusa di traffico di influenze illecite assieme a Salvatore Veraldi e ad Antonino Lagonia, presidente dell'associazione Asd Catanzaro Nuoto che ha presentato un esposto in Procura da cui hanno avuto avvio le indagini. 

 

Le accuse e il sequestro

La contestazione è quella di aver sfruttato la sua rete di relazioni all'interno degli uffici del Comune di Catanzaro e dell'azienda municipalizzata Catanzaro Servizi, giovandosi della sfera di influenza derivante dalla carica di assessore allo Sport con lo scopo di ricevere utilità effettivamente corrisposte attraverso Salvatore Veraldi, fidanzato della figlia. Somme pagate da Antonino Lagonia dietro la promessa di mettersi a sua disposizione per qualsiasi esigenza connessa all'esercizio e alla gestione degli spazi d'acqua della piscina comunale nonchè in relazione alla programmazione e alla gestione dei campi da tennis di Pontepiccolo. Mungo riceveva così 7.500 versati nel 2007 e ancora nel 2015. Importi che oggi il Gip del Tribunale di Catanzaro, Claudio Paris, ha sottoposto a sequestro preventivo a carico di Giampaolo Mungo e Salvatore Veraldi. 

 

Il ruolo di Mungo

Mungo ha svolto la funzione di assessore allo Sport nel periodo da febbraio 2013  fino a marzo 2014 e da gennaio 2016 fino al luglio 2017 e in questo arco di tempo avrebbe svolto un ruolo determinante nell'affidamento dei due impianti sportivi. Avrebbe favorito lui l'ingresso della società sportiva nella gestione dello specchio d'acqua comunale, prova sarebbe l'inserimento di un nuovo requisito nel bando di gara (affiliazione alla Fipsas) prima non previsto e posseduto da una sola delle associazioni sportive partecipanti: l'Asd Catanzaro Nuoto, appunto. Oltre ad aver beneficiato per ben due volte di una deroga al termine fissato per far pervenire la documentazione a giustificazione della progettualità realizzata. 

 

Onnipresente

E' lo stesso ex commissario liquidatore della società municipalizzata Catanzaro Servizi, Pierluigi Foglia, a confermare "l'onnipresenza" di Giampaolo Mungo anche quando questi non ricopriva alcun incarico in Giunta. "Egli si rapportava spesso con me per via della piscina, non ricorso se lo avesse fatto anche in relazione anche ai campi da tennis" spiega l'ex commissario liquidatore. "Ricordo che non era assessore allo Sport quando mi parlava della gestione della piscina ma io ritenevo che interloquisse quale tesserato della Asd Catanzaro Nuoto. Sapevo, infatti, che la figlia lavorasse per l'associazione e ritenevo che egli fosse portatore degli interessi della Catanzaro Nuoto". La dichiarazione di Foglia - annota il Gip - è deflagrante poichè il liquidatore considerava addirittura Mungo quale portatore di interessi dell'associazione sportiva. 

 

Le richieste di denaro

A partire dal gennaio 2015, epoca in cui l'Asd Catanzaro Nuoto aveva già ottenuto l'aggiudicazione della gestione dello specchio d'acqua, Giampaolo Mungo inizia con le prime richieste di denaro "quale remunerazione per il suo interessamento. Dopo le feste di Capodanno del 2015 - racconta Antonino Lagonia - Mungo mi chiamò per raggiungerlo al Ciaccio dove lavorava. Lo feci e lì mi chiese di dargli la somma di 3mila euro (dazione che non è però stata dimostrata. ndr). Non capii e pensai che mi stesse chiedendo un prestito senonchè Mungo mi disse che se volevo non avere problemi con la piscina avrei dovuto fare così; che sapevo benissimo come funzionava in questi casi. Mi disse con tono intimidatorio: "Antò quando ti chiedo qualcosa dammela e basta perchè hai capito bene come funziona. Se mollo io, il giorno dopo sei fuori". Richiesta assecondata ma non l'ultima. Quando però Lagonia alle successive richieste rispose di non aver più a disposizione denaro, Mungo gli propose di attingere dai fondi dell'associazione facendo figurare un'assunzione fittizia, Salvatore Veraldi, all'epoca fidanzato della figlia.

 

Giampaolo Mungo è difeso dall'avvocato Giuseppe Pitaro, Antonino Lagonia dall'avvocato Antonio Lomonaco e Salvatore Veraldi dall'avvocato Saverio Loiero