VIDEO | La vecchia sede del policlinico universitario non dispone delle autorizzazioni per effettuare ricoveri. Finita nel dimenticatoio anche la convenzione siglata per convertire il blocco C del Mater Domini
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Era aprile quando anche la Calabria si scopriva fragile sotto l'avanzata della pandemia e a Catanzaro si discuteva dell'opportunità di allestire un centro Covid nell'ex sede del policlinico universitario. Già allora c'era chi con lungimiranza, l'ex commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli, dichiarava il progetto insostenibile: troppe spese di ristrutturazione e tempi lunghi, almeno sei mesi. Di mesi però nel frattempo ne sono trascorsi quasi dodici. Tanto si è dovuto attendere per scoprire che il designato centro Covid è nei fatti di difficile realizzazione.
Nessuna autorizzazione
Allo stato mancano le autorizzazioni, la struttura è abilitata al solo svolgimento di attività ambulatoriali e non di ricovero ma risulta sprovvista anche di vie di fuga e di tutta un'altra serie di prescrizioni utili all'avvio delle attività assistenziali. Ciò non ha però impedito l'organizzazione di continui sopralluoghi farciti da annunci sull'imminente riapertura. In piena terza ondata mentre alla Cittadella si discute dell'istituzione di zone rosse mirate e la pressione sugli ospedali aumenta, a Catanzaro il centro Covid è ancora un miraggio.
Il blocco C
Nè villa Bianca, nè il padiglione C del policlinico hanno per ora mai visto degenze o ricoveri di pazienti Covid. Era al quinto e al settimo piano dell'azienda universitaria che l'ex commissario, Giuseppe Zuccatelli, aveva intravisto la possibilità di allestire nuovi posti letto, nelle intenzioni almeno 32. E dopo un duro braccio di ferro con il rettore dell'università Magna Grecia, Giovambattista De Sarro, ostinato a non cedere gli spazi, solo nello scorso novembre aveva infine ottenuto il consenso.
Lettera morta
Nonostante la sottoscrizione della convenzione, oggi quel progetto è ancora sulla carta. Al quinto piano qualche letto accatastato in un angolo è l'unico segno di quel che rimane dell'abortita riorganizzazione della rete ospedaliera naufragata all'indomani dell'addio alla Calabria dell'ex commissario. Al sesto e all'ottavo piano le porte sono sbarrate dall'interno con catene per impedire l'accesso a ulteriore dimostrazione della pervicacia del rettore nel voler mantenere quegli spazi inalterati.