«Se i vigili del fuoco fossero arrivati prima, oggi questi miei tre angeli non li avrei trovati qui». Parole dure quella della madre di Vitaliano Corasoniti, Maria Spina, che durante la cerimonia funebre critica i tempi di intervento da parte dei vigili del fuoco che avrebbero ignorato una prima chiamata d’allarme da parte di un piccolo rom. Parole d’amore per il figlio e i suoi nipotini.

«La famiglia di mio figlio Vitaliano era piena d’amore – dice Maria Spina - era una squadra. Ogni fratellino aveva il proprio compito e tutti nutrivano un amore grande verso il fratello Saverio. Loro avevano rifiutato tutti, avevano creato a casa una piccola palestra, avevano i loro giochi e quando spesso mio figlio Vitaliano gli proponeva di uscire preferivano rimanere con Saverio. Quello che posso dire è che quando andavano a casa loro, mi aspettano dalla sera prima». Racconti vita quotidiana, di una famiglia felice nonostante le grandi difficoltà nella gestione di Saverio.

«Mio figlio era un papà speciale - aggiunge la donna - posso dire era perché le sue condizioni non sono buone come quelle dei piccoli ricoverati. La mia famiglia, mio figlio è una persona perbene, dedicava tutta la sua vita a Saverio». La signora Spina dedica un lungo passaggio per ringraziare i rom, comunità spesso finita sotto i riflettori per casi di criminalità.

«La famiglia di mio figlio non avevano una vita sociale nel quartiere non per colpa dei rom, ma perché tutte le giornate erano dedicate a Saverio. La prima telefonata ai vigili del fuoco è stata fatta da un piccolo rom e gli hanno chiuso il telefono. Il suo papà ha telefonato, una donna rom in indumenti intimi è scesa per strada. I rom si sono precipitati a rompere vetri, a portare dei materassi, sono andati sopra per tentare di aprire la porta. Quei miei tre angeli sarebbero ancora vivi se i vigili fossero arrivati prima. Quello che insegnavo sempre a mio figlio da piccolo è di non fare distinzioni nella vita. I rom si sono buttati nell’inferno per poter salvare le persone. Se rivedrò vivi a casa Vitaliano e i miei nipoti dovrò abbracciare quel bambino, quel papà e la signora rom». Infine, la preghiera a «questi tre angeli», affinché diano la forza al loro papà, ad Antonello e Zaira. Mio figlio era un ragazzo pulito».  

«Mio figlio dava voce a chi non ne ha», ha aggiunto la donna al termine della cerimonia funebre la madre di Vitaliano Corasoniti. «Questo ero mio figlio Vitaliano – è stato l’amaro sfogo -. Mio figlio continuerà a combattere per la disabilità, per chi non ha voce. Andava in tutti gli uffici a chiedere aiuto e aveva sempre le porte sbattute in faccia. Vitaliano ha combattuto e deve combattere».