Realizzare un centro Covid a Villa Bianca è diventata ormai un'ossessione per il presidente ff della Regione Calabria, il quale sospinto dalla comprensibile sollecitudine di voler garantire immediate risposte sanitarie ai calabresi non perde occasione per dare come imminente l'attivazione dei ricoveri. In un plesso sanitario però che a tutto servirà tranne che a diminuire la pressione assistenziale che attualmente grava unicamente sugli ospedali.

A servizio di tutta l'area centrale della Calabria

A Villa Bianca, ex sede del policlinico universitario che oggi accoglie uffici amministrativi e ambulatori, dovrebbe sorgere il centro Covid a servizio di tutta l'area centrale della Calabria. Almeno questo è il progetto divulgato nei giorni scorsi dal presidente facente funzioni. Se il piano sia realmente fattibile e quali positivi effetti potrà generare sulla rete ospedaliera interprovinciale è ancora da capire. Intanto, la struttura assistenziale non sarà deputata al ricovero di pazienti in gravi condizioni, per la cura delle patologie acute generate dal contagio da Covid sarà ancora necessario far riferimento ai due ospedali hub: il Pugliese Ciaccio e il Mater Domini.

Solo pazienti stabilizzati

I due centri ospedalieri non trarranno alcun beneficio, dunque, dall'attivazione di nuovi posti letto a Villa Bianca, deputati al solo ricovero di pazienti stabilizzati; ovvero da persone che hanno già superato la fase critica della malattia e sono in via di dimissione. A dimostrazione di ciò, il commissario straordinario del policlinico universitario, Giuseppe Giuliano, entro venerdì ha dichiarato la sua volontà di attivare nuovi posti letto per il ricovero di pazienti in gravi condizioni ma a Germaneto e non a Villa Bianca. Dieci posti letto nel reparto di Malattie Infettive per resistere all'urto della terza ondata pandemica.

Non a norma

Le ragioni sono facilmente comprensibili, a Villa Bianca non ci sono le condizioni di sicurezza per garantire la cura di patologie acute. Ma vi è di più, la struttura è tutto fuorchè a norma. Nei giorni scorsi è stato, infatti, rilasciato il certificato di agibilità ma con una lunga serie di prescrizioni che indurrebbe chiunque alla cautela. Il documento è stato fornito ma solo a causa del periodo emergenziale, è chiaro che in condizioni normali ci si sarebbe guardati bene dall'autorizzare il ricovero di malati in una struttura priva di vie di fuga, non dotata di scale di emergenza e non conforme alle normative in materia di prevenzione e sicurezza.

La carica dei 1.600

Oltre ai problemi di natura strutturale - che sarà certamente difficile superare se non attraverso una costosa ristrutturazione dell'edificio -, vi sono poi quelli strettamente organizzativi. Garantire assistenza e attivare reparti comporta il reclutamento di personale medico e infermieristico. Il policlinico nei mesi scorsi aveva bandito una manifestazione d'interesse ma a partecipare a quella per infermieri sono giunte 1.600 domande. Non sarà facile esaminare tutti i profili in breve tempo e così si partirà inizialmente con 10 posti letto, il personale impiegato sarà quello del policlinico che presterà servizio in straordinario e facendo la spola tra i due plessi non esattamente a breve distanza l'uno dall'altro. Per gli altri 30, sarà necessario attendere ancora qualche tempo.