Truffa, falso, autoriciclaggio e riciclaggio, accesso abusivo a sistema informativo e corruzione. Sono questi i reati contestati dalla Procura di Catanzaro a vario titolo a nove persone nell'ambito dell'inchiesta messa a segno congiuntamente dalla compagnia carabinieri e dalla squadra mobile di Catanzaro che ha consentito di ricostruire ruoli e funzioni delle presunte operazioni di falsificazione di testamenti per riscuotere le polizze assicurative. 

La presunta organizzazione

Secondo le ipotesi investigative, Marco Scalzo, 34 anni di Catanzaro, avrebbe svolto il ruolo di organizzatore e capo dell'associazione. Proprio lui avrebbe intrattenuto i rapporti con Luciano Crispino, 61 anni di Catanzaro ed impiegato di Poste Italiane, accusato di essere l'informatore e di aver riferito sull'esistenza di clienti deceduti e privi di familiari che avessero stipulato polizze assicurative o depositi postali. 

Roberto Barbuto e Ortenzia Fabiano, avrebbero invece beneficiato delle somme illegittimamente precepite poichè nominati eredi testamentari. In particolare, Ortenzia Fabiano avrebbe poi trasferito le somme di denaro sui conti correnti riferibili a Marzo Scalzo. Giuseppe Aiello avrebbe svolto invece il ruolo di procuratore speciale deputato alla riscossione negli uffici postali delle eredità dei soggetti precedentemente individuati, oltre che a fornire informazioni sulla situazione familiare di possibili nuove vittime. 

Raffaele Bruno, avvocato ed ex amministratore unico della municipalizzata Amc di Catanzaro, avrebbe svolto il ruolo di procuratore speciale finalizzato a riscuotere negli uffici postali l'eredità mentre Gianfranco Cappellano avrebbe intrattenuto rapporti con gli uffici anagrafe dei Comuni per il rilascio dei certificati di morte e avrebbe aperto conti correnti intestati a prestanome dove far confluire il provento illecito. Infine, Sara Moumen e Sonia Matera si sarebbero prestate a ricevere denaro da Marco Scalzo, Ortenzia Fabiano a Gianfranco Cappellano per poi trasferirlo nuovamente sul conto corrente di altre società per mascherare la provenienza illecita. 

La presunta associazione a delinquere avrebbe agito secondo uno schema consolidato: Luciano Crispino, abusando delle sua qualità di impiegato delle Poste, e Marco Scalzo, avrebbero individuavato tra i clienti i soggetti di età avanzata che avessero stipulato polizze assicurative o altri strumenti di raccolta del risparmio. Successivamente, il primo su impulso del secondo avrebbe fatto accesso abusivamente al sistema informatico di Poste Italiane per accertare l'assenza di familiari alla morte del soggetto e l'entità degli investimenti.

Dopo aver reperito la documentazione necessaria, Gianfranco Cappellano, si sarebbe assicurato il possesso delle somme mediante la pubblicazione di testamenti olografi falsi coni quali Ortenzia Fabiano e Roberto Barbuto sarebbero stati nominati eredi unici per poi trasferire le somme diverse volte «al fine di impedire l'identificazione della provenienza illecita». A tal fine si sarebbero avvalsi della collaborazione di Aiello e Bruno che in qualità di procuratori speciali si sarebbero attivati per la riscossione; di Cappellano che si sarebbe attivati per aprire conti correnti intestati a soggetti fittizi e di Sara Moumen e Sonia Matera che si sarebbero prestate a ricevere e trasferire, anche all'estero, le somme di presunta provenienza delittuosa.

Il gip del Tribunale di Catanzaro ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere per Marco Scalzo (difeso dall'avvocato Giuseppe Vetrano) e Luciano Crispino; degli arresti domiciliari per Ortenzia Fabiano (difesa dall'avvocato Giuseppe Vetrano), Giuseppe Aiello, Gianfranco Cappellano, Sonia Matera, Sara Moumen (difesa dall'avvocato Giuseppe Vetrano), Roberto Barbuto, Raffaele Bruno.