La partita per l’integrazione delle due aziende catanzaresi – il Pugliese Ciaccio e il Mater Domini – è tutt’altro che in stand by. Anzi, si è sdoppiata e si sta giocando su due distinti terreni di gioco. Il primo, e forse il più conosciuto, è quello che dovrà portare alla stipula del protocollo d’intesa tra Regione Calabria e Università Magna Grecia.

La commissione

Sul fascicolo sta lavorando da mesi la commissione paritetica ma trovandosi innanzi ad uno scoglio. Uno dei quattro componenti pare essersi impuntato sull’assenza di un documento che accerti l’esistenza dell’azienda universitaria Mater Domini. Si tratta nello specifico del dpcm che rappresenta l’atto costitutivo dell’ente e che pare al momento introvabile.

Azienda Zero

Il secondo terreno è quello puramente organizzativo e sul punto si lavora sottotraccia da qualche settimana sotto la regia del commissario di Azienda Zero, Giuseppe Profiti. È lui ad aver preso le redini della situazione convocando una serie di incontri che hanno messo attorno al tavolo i due commissari straordinari delle due aziende da integrare: Francesco Procopio per l’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio e Vincenzo La Regina per il policlinico universitario.

La tela infinita

Come in un film già visto – ci aveva provato prima di lui l’ex commissario ad acta Massimo Scura – si torna a ritessere la tela dell’unificazione ragionando già in termini di unità operative. Il nodo gordiano tanto difficile da districare poiché tocca il nervo sensibile dell’intero processo, ovvero la soppressione e l’accorpamento delle unità operative doppie e quindi anche di chi ne è a capo.

I reparti doppi

Il mandato del commissario di Azienda Zero, Giuseppe Profiti, per ora sembra perentorio: sedersi attorno ad un tavolo e intanto cristallizzare l’esistente. Si lavora infatti al tracciamento delle unità operative semplici e complesse per ciascuna delle due aziende ragionando in termini di accorpamento - per quelle doppie – usando come metodo di lavoro la presenza o meno di un direttore.

I primariati

Vi sono infatti unità operative all’interno delle due aziende prive di primario e rette solo da un facente funzioni. Da qui si inizierà a ragionare in termini di accorpamenti poiché si spera di ottenere meno resistenze laddove non vi sia un direttore in carica che nella fusione venga a perdere l’incarico. Altro punto di partenza su cui si ragiona in queste ore potrebbe essere quello delle unità operative a doppia direzione ma che già lavorano gomito a gomito all’interno dell’ospedale Pugliese: si pensi ad esempio al reparto di Pediatria o alla stessa Ostetricia e Ginecologia che seppur con vari distinguo convivono in una sorta di quasi accorpamento.