A pochi giorni dalla pronuncia del Consiglio nazionale forense sulle incandidabilità la decisione strategica della maggioranza
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L’Ordine Forense di Castrovillari non ha più un consiglio né un presidente. Secondo fonti bene informate otto consiglieri su quindici, a pochi giorni dalla decisione del Consiglio nazionale forense che dovrà pronunciarsi definitivamente sulle posizioni di incandidabilità di alcuni componenti, hanno rimesso il mandato per ragioni non ancora rese note. E l’aspetto curioso è che le toghe di minoranza pare non ne fossero a conoscenza, almeno in una prima fase. Tutto ha origine, da quanto trapela, dalla prossima decisione che dovrà assumere il Consiglio nazionale Forense circa la posizione di incandidabilità di sei componenti (uno dei quali deceduto) e del presidente uscente Roberto Laghi che, nel frattempo, ha assunto il prestigioso ruolo di componente del Consiglio Nazionale Forense, pertanto dimissionario per incompatibilità.
Il contenzioso ebbe inizio nel 2019 da un reclamo proposto da 16 avvocati che contestarono la posizione dei sei sulla base del vincolo dei mandati (non più di due). Il CNF dichiarò, in una prima fase, inammissibile il reclamo, ritenendo che i ricorrenti fossero in conflitto di interessi tra di loro. Di parere decisamente diverso i giudici della Corte di Cassazione che invece dichiararono ammissibile il ricorso rimettendo gli atti al Cnf che dovrà ora sciogliere la riserva (il 19 febbraio prossimo). Ed è qui la chiave di svolta che può giustificare l’atto di dimissioni contestuale degli otto consiglieri di maggioranza, quattro dei quali ritenuti incandidabili. Dopo le loro dimissioni, il Cnf si pronunzierebbe su un organismo, di fatto, sciolto. Ci si chiede il perché si sono dimessi in otto e non i quattro interessati al procedimento? In realtà, se si fossero dimessi in quattro il Consiglio sarebbe rimasto vita e con l’ingresso dei primi dei non eletti gli equilibri sarebbero mutati. Secondo le tesi di attenti osservatori, l’operazione strategica è stata quella di evitare alla minoranza di poter esprimere un presidente fino a nuove elezioni (dicembre 2022). Per il momento l’Ordine vive un momento di vacatio governativa, in attesa della nomina di un commissario che traghetterà le toghe a nuove elezioni.