Sono donne, vivono dietro le sbarre. Hanno spesso lasciato all’esterno situazioni difficili, invalicabili, che le seguono anche nelle quattro mura in cui devono scontare il loro debito con la giustizia. Ma hanno spirito di solidarietà, quel filo rosso femminile che è difficile da recidere. Ecco perché le detenute del carcere di Castrovillari hanno scritto una lettera al leader del movimento Diritti Civili Franco Corbelli chiedendogli di intervenire affinché Antonia Iannicelli, la madre del piccolo Cocò, ucciso e dato alle fiamme a soli tre anni insieme al nonno e a una giovane marocchina, possa ritornare a casa dalle altre due sue figlie.
Ilenia e Desirè, questi i loro nomi, dallo scorso mese sono state tolte dalla struttura religiosa che le ospitava insieme agli zii e ai cuginetti e sono state portate in una località protetta. Il padre è, invece, agli arresti domiciliari. Per Corbelli l’appello delle detenute «rappresenta un'accorata richiesta di aiuto, ma anche un atto di accusa per una giustizia non giusta». E non è la prima volta che dal carcere di Castrovillari parte un appello per la madre del piccolo Cocò. Già in passato le detenute si erano rivolte a Corbelli riuscendo poi ad ottenere i domiciliari per la donna che andò così nella struttura religiosa in cui si trovavano le sue bambine, prima di essere poi costretta nuovamente a tornare dietro le sbarre.