Il grande rebus dell’ex tribunale di Rossano accorpato all’attuale presidio di Castrovillari poiché quest’ultimo ritenuto capiente e “sovrabbondante” a ospitare l’ex giurisdizione jonica. È di queste ore la notizia che l’Amministrazione comunale di Castrovillari fisserà un consiglio comunale al fine di avviare le procedure per l’ampiamento di spazi funzionali al Palazzo di Giustizia del Pollino. Tutti i nodi vengono al pettine. Viene spontaneamente da chiedersi: ma il tribunale di Castrovillari era o non era sufficientemente ampio?

L’ex parlamentare Enrico Buemi al tempo non esitò a parlare di “carte false” per arrivare a chiudere il tribunale di Rossano che, oggi, sarebbe stato quello di Corigliano-Rossano, la prima città della provincia di Cosenza. Né la deputazione parlamentare del territorio, che ha espresso una nutrita rappresentanza, ha mai inteso fare chiarezza sul punto. Zone grigie volutamente bypassate da forze politiche che hanno puntato sull’idea che il tribunale di Corigliano Rossano dovesse essere riaperto per la fusione o per la presenza della criminalità, mentre invece avrebbero dovuto essere altri i punti, eticamente discutibili, su cui puntare.

Ma l’elemento caratterizzante di tutta la vicenda è che l’attuale volontà dell’Amministrazione comunale di Castrovillari è in stridente contraddizione con i contenuti di una relazione redatta e consegnata il 4 giugno del 2014 (a firma dell’allora presidente Annamaria Palma Guarnier alla guida di un gruppo di lavoro del Ministero della Giustizia) che ebbe il compito di monitorare la riforma dei decreti legislativi 155 e 156 del 2012. Ebbene, in quella relazione si attribuiscono all’allora presidente del Tribunale di Castrovillari Caterina Chiaravalloti le seguenti affermazioni: «Il Presidente ha evidenziato che la sede dell’ufficio accorpante possiede locali addirittura sovrabbondanti rispetto alle necessità conseguenziali all’accorpamento dei due uffici giudiziari di Rossano e Castrovillari». Da quale parte sta la verità?