VIDEO | La puntata andata in onda ieri ha rivelato che l'indagine sull'imprenditore sarebbe andata in fumo per via della pubblicizzazione data alla informativa dei carabinieri, ma rimangono dubbi su quello che viene definito un mero errore tecnico
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Finisce con una rivelazione inquietante, l’inchiesta giornalistica che la trasmissione Report (Rai 3) ha dedicato al caso Recordare. Dopo la pillola dell’intervista, fatta girare su internet nei giorni scorsi, la puntata andata in onda ieri sera non ha deluso le aspettative di chi si chiedeva come mai, vista l’indagine che vedrebbe l’imprenditore di Palmi quale gestore per conto dei clan di diversi e ingentissimi conti all’estero, non sia stato ancora colpito da misure personali o patrimoniali.
Secondo la versione emersa dal pezzo del giornalista Giorgio Mottola, che dialoga con una sua fonte anonima – di cui non cita né il nome, né il tipo di rapporto che lo lega al caso - «ci sarebbe stato un errore, commesso da un cancelliere, che ha allegato, senza autorizzazione del magistrato, ad un processo in corso il cd con l’informativa su Recordare».
Insomma, ci sarebbe un giallo – che riguarda questa volta l’amministrazione della giustizia nel Tribunale di Reggio Calabria – e lo stesso conduttore di Report, Sigifrido Ranucci, conclude chiedendosi: «C’è veramente un errore alla base di una inchiesta che ora non consente di scoprire fino in fondo il mondo che ruota intorno a Recordare?». Per altri versi, però, quel “mondo” durante il viaggio giornalistico è stato svelato eccome.
«Nelle intercettazioni – afferma un esperto intervistato – si legge il manuale del perfetto riciclatore». Oppure quando Recordare, rispondendo al giornalista che gli mostra la copia di passaporto verosimilmente falsificato che reca la sua foto, rivela, prima di trincerarsi dietro una eloquente e sbeffeggiante risata: «Tanti hanno passaporti con nomi diversi».
Così fan tutti, sembra dire l’imprenditore, anche quando ammette i dialoghi intorno ai conti bancari per 500 miliardi di euro con Carmelo Gagliostro, nipote del boss di Palmi, Gaetano Parrello, che Recordare rivendica al pari della sua opinione negazionista: «Io su Palmi tutta questa pressione della ‘ndrangheta non la vedo». Tinte fosche, insomma, con gradazioni gravissime come quando Recordare, senza contraddittorio, sente di poter sferrare il suo attacco tronfio: «Bisogna combattere questo tipo di magistratura mafiosa».