L'ex senatore di Forza Italia vive ancora nella stessa casa insieme alla presunta ex coniuge. Per l'Antimafia è solo «un modo per rendere non aggredibili dall’autorità giudiziaria i beni riconducibili a lui», tra cui la cospicua eredità lasciatagli dall'ex premier
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Mentre la Cassazione dà ragione all’ex senatore sul sequestro dei beni dei familiari, una nota della Dia, depositata nell’indagine di Firenze per le stragi del ‘93, sostiene che la separazione di Marcello Dell’Utri dalla moglie non sarebbe effettiva. Sullo sfondo il denaro ricevuto da Berlusconi
Marcello Dell’Utri avrebbe messo in piedi una separazione legale fittizia per evitare che i beni potessero essere confiscati e continuare a ricevere denaro da Berlusconi. È quanto emerge da una nota della Direzione investigativa antimafia, di cui dà conto l’edizione odierna del Fatto quotidiano, nella quale si passano al setaccio i conti dell’ex senatore, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e indagato a Firenze per le stragi mafiose degli anni ’90.
La Cassazione dà ragione a Dell’Utri
Intanto il primo dato di rilievo: nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Palermo con riferimento al sequestro dell’ex senatore, che i pubblici ministeri intendevano estendere anche a beni nella sfera di proprietà della moglie e dei figli.
Ora, però, l’attenzione si sposta al troncone principale del procedimento di prevenzione davanti ai giudici palermitani. I pm siciliani, infatti, hanno depositato nuovi documenti che arrivano direttamente dai fascicoli delle stragi del 1993, dall’inchiesta peraltro più volte archiviata anche quando, insieme a Dell’Utri, sotto indagine vi era anche Silvio Berlusconi.
I documenti sulla separazione fittizia
Fra i documenti posti all’attenzione dei magistrati vi è una nota della Direzione investigativa antimafia del 15 settembre 2021, concernente i rapporti economici tra i due amici di sempre, Dell’Utri e Berlusconi. Un paragrafo è dedicato proprio alla separazione legale fittizia dei coniugi Marcello Dell’Utri e Miranda Ratti.
Stando a quanto emerso dagli accertamenti della Dia «le elargizioni economiche dirette a Dell’Utri da parte di Berlusconi negli anni non hanno avuto mai interruzione» e, sempre nella ricostruzione degli investigatori, la separazione consensuale tra i coniugi altro non sarebbe che «un ulteriore strumento per rendere non aggredibili da parte dell’autorità giudiziaria i beni riconducibili a Dell’Utri, e strumento per consentire a Berlusconi di far pervenire, o quanto meno lo è stato per il passato, a Dell’Utri, tramite Spinelli, elevate somme di denaro formalmente svincolate da rapporti tra i due».
«Non hanno mai lasciato il tetto coniugale»
Le tappe della storia coniugale dei Dell’Utri partono dal rito civile celebrato a Monza nel 1981, la separazione consensuale dell’11 luglio 2019 e il successivo scioglimento del matrimonio il 10 giugno 2020. Sulla base della ricostruzione della Dia, però, i due coniugi non avrebbero mai messo in atto «comportamenti giuridici omologabili all’abbandono del tetto coniugale o tipici delle coppie che si separano», senza neppure mai abbandonare «l’ambiente domestico comune».
Vi sono dei dati di fatto, a giudizio degli investigatori, a supporto di una tale affermazione: «Dagli accordi per l’invio delle somme di denaro per pagare gli avvocati di Marcello Dell’Utri, agli espedienti per sollecitare il finanziamento da parte di Silvio Berlusconi delle spese di ristrutturazione delle unità immobiliari a loro riconducibili, alla condivisione di alcuni accorgimenti per attribuire ad altri la titolarità dei beni a loro riconducibili». Nel corso di una telefonata, poi, l’ex moglie chiama Dell’Utri chiedendo di aprirle la porta, avendo dimenticato le chiavi di casa. «Questo – afferma la Dia – dimostra che entrambi continuano a condividere lo stesso ambiente domestico».
I soldi di Berlusconi a Dell’Utri
Quanto ai soldi che Berlusconi ha elargito costantemente a Dell’Utri, i pm palermitani hanno una visione nettamente diversa da quella che è stata poi adottata dai giudici nella sentenza emessa nel giugno del 2022. In quell’occasione il Tribunale aveva rigettato la richiesta dei pm di sequestrare all’ex senatore di Forza Italia i beni suoi e dei suoi familiari.
Così i giudici riassumevano le posizioni della pubblica accusa: «Nella proposta si ammette che “Il fatto che la lecita e reale causale di questo continuo flusso di denaro (indicato in euro 26.075.263,00) non sia stata mai accertata, non può che dimostrare che la presunta liberalità di Berlusconi verso Dell’Utri trova le sue origini nella peculiare storia dei loro rapporti e degli affari poco limpidi che il proposto ha perseguito tramite l’imprenditore milanese”. Se non può affermarsi con certezza che tali emolumenti rappresentino il frutto di estorsione o siano dazioni dovute per occulte cointeressenze del proposto nel patrimonio berlusconiano, tuttavia, indubbiamente, essi non sono lecitamente spiegabili».
Da Berlusconi donazioni per decine di milioni di euro
Ricostruzione non condivisa dal Tribunale di Palermo che ha concluso in modo diverso: «La circostanza (obiettivamente sospetta) che l’odierno proposto abbia ricevuto nel tempo ed a vario titolo, a volte sotto forma di donazione o prestiti infruttiferi (che non risultano essere stati mai restituiti), decine di milioni di euro da Berlusconi potrebbe, però, trovare spiegazione alternativa nei rapporti di amicizia e di lavoro che uniscono i due da decenni».
«Non si tratta, infatti - prosegue il Tribunale - di somme date ad uno sconosciuto, ma ad un soggetto che per decenni ha condiviso la parabola imprenditoriale e politica di una persona che ha oggettivamente caratterizzato gli ultimi 30 anni della vita pubblica nel nostro Paese». Quanto al possibile ricatto a Berlusconi, «ad avviso del Collegio resta solo una supposizione o un’ipotesi priva del sufficiente conforto probatorio che le dazioni di denaro esaminate dal 1994 in poi trovino causa in queste vicende».