Continua la battaglia tra chi contesta e chi sostiene invece la scelta della Regione di interrompere l'iter per l'Indicazione geografica protetta. Tra questi ultimi Ezio Pizzi: «La Denominazione di origine protetta la massima qualificazione alla quale può aspirare»
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«La revoca del parere a favore dell'Ipg Bergamotto di Reggio Calabria della Regione sta preservando l'iter che meglio garantirà il bergamotto e il suo futuro produttivo in Calabria, ossia quello verso la Dop». Ezio Pizzi, presidente del consorzio di tutela del Bergamotto, interviene così nella querelle nata dopo la decisione del presidente della regione Occhiuto di sostenere la Denominazione di origine protetta per il frutto piuttosto che l'Indicazione geografica protetta.
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«La nostra è una posizione assai ponderata. Prima di avviare il percorso per la Dop ci siamo fatti consigliare da esperti in materia agroalimentare a livello comunitario, con interlocuzioni Ministeriali e Regionali. L'estensione della tutela dall'olio essenziale al frutto e ai derivati è sembrata non solo praticabile ma anche quella ottimale per valorizzare al meglio il bergamotto e preservarne la coltivazione e le fasi di lavorazione. Dunque non siamo arrivati a scegliere la Dop senza cognizione di causa. Auspichiamo di condividere questo percorso e lasciamo aperte le porte del consorzio a chi voglia continuare il percorso con noi», ha dichiarato ancora Ezio Pizzi, presidente del consorzio di tutela del Bergamotto.
Le parti in causa
L'iter per l'Indicazione geografica protetta (Igp) è sostenuta dal comitato promotore dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria che conta 300 tra agricoltori, cooperative e trasformatori per più di 530 ettari di bergamotteti, ossia più del 50% dei bergamotticoltori reggini censiti dal settore agricoltura della Città Metropolitana e più di un terzo dei bergamotteti censiti dall’Istat nel 2022, pari a 1.500 ettari.
L'iter per la Denominazione di Origine Protetta (Dop), incentrato sull'estensione della tutela già propria dell'olio essenziale dal 2001 al frutto e ai derivati, è sostenuto dal Consorzio di Tutela del Bergamotto, da Union Berg Op che conta oltre 400 produttori impegnati su oltre 2000 ettari di terreni coltivati. L'iter è fortemente sostenuto altresì dalla Camera di Commercio, dalla Stazione Sperimentale, dalle associazioni di categoria Confagricoltura e Coldiretti e dall'università Mediterranea.
La revoca della Regione
La querelle si è acutizzata dopo la revoca del parere che la Regione aveva espresso nel 2021 in favore del riconoscimento dell'Indicazione geografica protetta (Igp) per il Bergamotto di Reggio Calabria. Revoca che ha bloccato l’iter già avanzato del riconoscimento, scatenando le proteste dei produttori che l’avevano sostenuta e che ancora oggi non comprendono le ragioni di questo dietrofront, dagli stessi definito come «un atto di arroganza e di imperio».
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Lo scorso dicembre il disciplinare Igp del Bergamotto di Reggio Calabria aveva incassato l’ok del Ministero. Tutti, Regione compresa, come del resto dichiarato in più occasioni anche dall'assessore al ramo Gianluca Gallo, erano in attesa della convocazione della Riunione di Pubblico Accertamento da parte dello stesso ministero dell’Agricoltura. In quell'occasione, la lettura pubblica del Disciplinare avrebbe aperto la fase finale dell'iter per il riconoscimento dell'Igp Bergamotto di Reggio Calabria.
Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, dopo un incontro con le parti, nei giorni scorsi ha invece comunicato di voler revocare il parere per l'Igp per favorire l'iter per la Denominazione di Origine Protetta (Dop), nell'ambito del quale la stessa Regione aveva per altro già espresso parere favorevole lo scorso settembre. Dunque tra i due iter avviati - Igp Bergamotto Reggio Calabria e Dop Bergamotto di Reggio Calabria - e per i quali aveva già manifestato parere favorevole, ne ha scelto uno: quello della Dop, ritenuto evidentemente più vantaggioso e più garantista del prodotto e delle filiera.
Ma molti agricoltori non concordano e criticano l'operato della Regione, per questo si sono riuniti ieri pomeriggio a Roghudi, lanciando un comune e forte segnale di dissenso.
Il Consorzio di tutela del Bergamotto, invece, mantiene la sua posizione a favore della Dop con le argomentazioni da sempre sostenute.
La zona vocata
«Restiamo dell'avviso che la Dop sia la marcia giusta verso la maggiore tutela dell’agrume tipico del reggino, capace di generare beneficio a una filiera che impegna circa 7mila lavoratori. Un impulso fondamentale all’economia, considerando che il frutto coltivato nel reggino raggiunge il 20% di quello commercializzato in Italia e in Europa. La Dop costituisce la massima qualificazione alla quale un prodotto può aspirare, quella delle eccellenze italiane, e l'unica che possa garantire che tutte le attività connesse siano da porre in essere nella zona interessata dal prodotto. Si tratta dell'area vocata e delimitata da Bruxelles al momento del riconoscimento della Dop per l'olio essenziale nel 2001. Quella che da Reggio Calabria si estende fino a Monasterace. Questa è una garanzia non contemplata per il marchio Igp», ha spiegato ancora Ezio Pizzi.
«Non è un caso se i prodotti migliori e più rappresentativi del nostro Paese, un esempio su tutti, il parmigiano reggiano, hanno scelto come marchio per la propria tutela quello Dop. L'argomentazione per la quale per i prodotti ortofrutticoli si predilige il marchio Igp è smentita dalla realtà di altri produttori Calabresi che per il Cedro di Santa Maria e per la Liquirizia hanno scelto il marchio Dop piuttosto che quello Igp», ha proseguito Ezio Pizzi.
La tempistica
«L'iter per l'Igp non era ancora concluso e il suo esito per nulla scontato. Anche se noi non ci fossimo opposti, in occasione della Riunione di Pubblico Accertamento, la Commissione Agricoltura a Bruxelles, in presenza di una Dop preesistente avrebbe, quasi sicuramente, rigettato la pratica o quanto meno prolungato l’iter con tempistiche non più prevedibili e comunque non brevi. L'iter della Dop è, altresì, molto più agevole sia in termini temporali e pratici. Si tratta, infatti, di una modifica, ancorché non minore, del disciplinare già esistente per la Dop dell'olio essenziale da circa venti anni», ha sottolineato ancora il presidente del consorzio Ezio Pizzi.
L'evoluzione e l'impulso del Consorzio di tutela
«Dopo essere stato ritenuto pianta officinale, prodotto industriale e addirittura tossico, dal 2008 il bergamotto è un agrume e dal 2012-2013 addirittura un prodotto dalle notevoli qualità salutistiche. Oggi rappresenta uno dei prodotti italiani più esportati all’estero e anche quello agricolo remunerativo. Le sue 358 componenti chimiche accertate rivelano una ricchezza insita anche nel frutto. Numerosi studi sono stati commissionati dal Consorzio alle università per dimostrare i benefici del succo, della polpa e delle fibre del frutto del bergamotto. Sono state così appurate le sue proprietà salutistiche per chi abbia il colesterolo alto o abbia la glicemia.
Un'evoluzione alla quale il consorzio di tutela ha dato un impulso fondamentale che adesso si tende a dimenticare. I risultati raggiunti, invece, sono il segno del grande impegno profuso nei decenni per la valorizzazione del bergamotto che con la Dop estesa al frutto e ai derivati segnerà un altro storico e vantaggioso traguardo». Così ha concluso il presidente del consorzio di tutela del Bergamotto, Ezio Pizzi.