Alla tesi del suicidio non ha mai creduto nessuno. Fin dalle ore successive alla morte del povero Donato Bergamini la famiglia, gli amici, i compagni di squadra, avevano piena consapevolezza delle incongruenze di una storia inverosimile, al limite dell’assurdo. Adesso, 29 anni dopo quel tragico pomeriggio, siamo vicini ad una svolta. La perizia medico-legale eseguita dopo la riesumazione della salma dell’ex giocatore del Cosenza, avrebbe rivelato la vera causa della morte: Bergamini sarebbe stato ucciso, soffocato. Forse, come aveva ipotizzato il professor Francesco Maria Avato nel 1990, con un sacchetto di plastica. E il suicidio sarebbe stata una messa in scena, orchestrata grazie a complicità inconfessabili di apparati deviati delle istituzioni.

Il legale della famiglia: «Perizia non ancora depositata»

Per ora siamo nel campo delle indiscrezioni giornalistiche, perché l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, smentisce: «La perizia deve essere ancora depositata. Noi auspichiamo che tali indiscrezioni siano vere, ma quello che pensano i periti ancora non lo sappiamo. Quello che pensano i nostri è che Bergamini sia stato ucciso prima di essere poi gettato sotto il camion sulla statale 106. Dobbiamo attendere ancora una settimana per il deposito degli esiti autoptici». Se le indiscrezioni fossero confermate ci sarà una sola conseguenza: «Andremo al processo sicuramente».

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Nell'inchiesta sono indagati Isabella Internò e Raffaele Pisano

Nell’ambito dell’inchiesta riaperta dal procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, sono indagati per omicidio volontario aggravato dai motivi abbietti Isabella Internò, l’ex fidanzata di Bergamini, la quale ha sempre sostenuto di aver personalmente assistito al suicidio del ragazzo, e Raffaele Pisano, l’autista del camion che ha sormontato il giocatore sull’asfalto della statale jonica, nel comune di Roseto Capo Spulico. «La verità è vicina» conclude Anselmo.

Salvatore Bruno