Nell’udienza preliminare in calendario nell’aula 8 del tribunale di Castrovillari, è in corso la requisitoria del collegio difensivo di Isabella Internò, accusata dell’omicidio di Denis Bergamini, rimasto ucciso la sera del 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, sotto un camion lungo la Statale 106. Al termine, il giudice Lelio Fabio Festa si ritirerà in camera di consiglio, poi decreterà se rinviare a giudizio l’ex fidanzata del calciatore oppure se archiviare il caso, ponendo sulla vicenda una pietra tombale. L’avvocato Angelo Pugliese dovrà smontare pezzo per pezzo l’impianto accusatorio, inizialmente eretto dall’ex procuratore capo Eugenio Facciolla che ottenne la riapertura delle indagini e poi la riesumazione del corpo per una nuova autopsia. L’eredità del magistrato, trasferito a Potenza, è stata raccolta dal sostituto Luca Primicerio. Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, ha definito l’arringa del pm «formidabile».

La glicoforina rivelatrice

Tutto ruota intorno agli accertamenti effettuati con la glicoforina: avrebbero dimostrato che Denis era già morto soffocato, o comunque in fin di vita, quando l’autocarro guidato da Raffaele Pisano lo sormontò, schiacciandogli il torace. La prova è stata cristallizzata nell’incidente probatorio del novembre 2017. Secondo l’accusa quindi, non vi fu alcun tuffo suicida, né alcun trascinamento sull’asfalto, smentito, sostiene il pm, dalle condizioni del cadavere.

Nulla filtra invece rispetto alle tesi sostenute dalla difesa: il silenzio della Internò ha sempre fatto da contraltare alla eco mediatica sollevata dalla famiglia Bergamini nel chiedere verità e giustizia, rinunciando ad un maxi risarcimento da un miliardo, superando la prima decisione della pretura di Trebisacce e, dopo la prima riapertura del caso, l’archiviazione disposta nel 2015 su richiesta dell’allora procuratore Franco Giacomantonio.