Più che una casa sembra un tugurio. Ma è dove sono costretti a vivere, nonostante le promesse del Comune di Cosenza, che a dire il vero sta cercando di risolvere la situazione, ma sinora senza grandi risultati. Il disagio abitativo di una famiglia di tre persone – madre, padre e figlia sedicenne – affaccia su Corso Umberto I, a un passo da piazza Riforma. Poco più lontano c’è il Municipio bruzio. In casa l’umidità è ovunque. La muffa si mangia i muri e qualche volta rigurgita pezzi d’intonaco e di muro. 

Appena si arriva all’ingresso del palazzo la situazione è già chiara: «Il portone è sempre aperto – spiega Giulietta, la mamma – perché è danneggiato e bisogna forzarlo per chiudere, ma io ho paura che mi cada addosso. La sera qui dentro entra chiunque». All’ultimo piano, il quarto, vive con il marito Francesco e sua figlia. È stata proprio la ragazza a contattare la nostra testata, affinché documentasse la situazione in cui sono costretti a vivere. 

«Sono sei anni che stiamo qui – racconta – e non ce la facciamo più». Il 28 settembre 2017 Francesco Pezzulli, suo padre, ha sottoscritto con il Comune di Cosenza il contratto di sublocazione con il quale gli è stato assegnato l’alloggio a un canone sociale di 11,80 euro al mese. All’inizio almeno la casa era calda, adesso invece, dopo che la caldaia si è rotta, freddo e umidità hanno preso il sopravvento.

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