Il sindacato chiede un incontro alla Regione sollecitando l'aggiornamento della legge regionale sul commercio: «Risale allo scorso millennio»
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«Il fallimento dell'operazione carrello tricolore in Calabria è ben rappresentato dal livello delle associazioni datoriali che hanno aderito all'accordo nazionale». Lo si legge in una nota diramata dalla Filcams Cgil il relazione alle misure anti-inflazione introdotte di recente dal Governo.
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«Se come è evidente Federfarma che ha una rete organizzata che coincide con la struttura nazionale e dunque le adesioni delle farmacie associate sono capillari per tutta la Calabria, si registrano adesioni a macchia di leopardo per quanto riguarda il resto della distribuzione organizzata, dove tra l'altro l'inflazione incide parecchio», denuncia il sindacato.
Che aggiunge: «L'impatto, come si può dedurre facilmente, sulle tasche delle famiglie calabresi sarà pari a zero, anzi il rischio è di allargare la disillusione e la rabbia di chi vede erodersi la propria condizione di reddito costantemente».
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«In Calabria le grandi aziende “scaricano” i propri brand a gruppi imprenditoriali ed a piccoli imprenditori che nella maggior parte dei casi non rispettano né i diritti di chi lavora, né i contratti nazionali firmati dalle stesse associazioni che hanno condiviso il patto anti-inflazione - rimarca la Filcams Cgil -. Una situazione che denunciamo da tempo per il semplice fatto che chi lavora presso queste catene commerciali guadagna ed ha meno diritti di chi lo fa nel resto del Paese solo perché ha avuto la sfortuna di vivere in Calabria mentre la sua impresa si avvantaggia dei benefici della distribuzione commerciale nazionale».
E conclude: «Abbiamo chiesto, per ultimo, lo scorso aprile che la Regione Calabria convocasse il sindacato unitario per aggiornare la legge regionale sul commercio che risale allo scorso millennio, senza ricevere alcun riscontro. Vorremmo portare all'attenzione della politica e di chi governa i problemi reali e concreti della gente che lavora e vive in Calabria, lasciando da parte la propaganda che poco giova al futuro della nostra terra».