L’inaugurazione del nuovo negozio. La benedizione. Nicola Gratteri e Camillo Falvo. Le istituzioni. Passata la festa, lo Stato resta. E la visita fuori programma nella rinata tabaccheria di Carmine Zappia, a Nicotera, rivela ulteriormente il volto umano di uno Stato che non lascia solo chi ha avuto il coraggio di denunciare ‘ndrangheta, racket e usura.

Nella tabaccheria di Carmine Zappia i cittadini entrano e acquistano. Anche la società civile risponde. E lo Stato attende volentieri il suo turno.

Dopo la riapertura sono arrivati anche i giornali nella tabaccheria di Zappia e presto si potranno pagare anche i bollettini e si potrà usufruire di nuovi servizi.

Dopo l’eccezionalità degli eventi - la denuncia di un imprenditore che si ribella alla mafia, la tabaccheria che riapre laddove racket e usura fanno invece chiudere - ecco la normalità.

Si esce a fare due passi. Carmine chiacchiera col capitano Alimonda.

Si entra in un bar per bere un caffè. L’accoglienza è cortese. Carmine Zappia, finalmente, un uomo normale, tra uomini normali, quelli di uno Stato – parafrasando Gratteri – credibile. Si chiacchera, si assapora l’aroma di quella tazzina calda, della compagnia e del fresco profumo di libertà.

Il conto lo paga il più alto in grado, il prefetto Zito. E poi altri due passi. Il ritorno alla tabaccheria. Per l’uomo che denunciato i Mancuso, il ritorno alla vita.