«L’estenuante rassegna di numeri e persone restituisce un quadro complessivo del cosiddetto pianeta carcere, tanto a livello nazionale che locale, desolante e desolato. Come ho avuto modo di ribadire in più occasioni, ancora una volta, dal sociale al penale, il penitenziario continua ad essere sempre più luogo di discarica sociale» Con queste parole Agostino Siviglia, garante dei detenuti del Comune di Reggio Calabria, ha scattato la fotografia del panorama carcerario reggino. Lo ha fatto durante la consueta presentazione della relazione delle attività svolte nello scorso anno. Lo ha fatto davanti a Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di Reggio Calabria, e Calogero Tessitore, Direttore delle case circondariali cittadine. Per l’avvocato Agostino Siviglia, quindi: «Non c’è da sorprenderci se, in gran parte, la popolazione carceraria sia costituita da una pletora di vite di scarto, per usare la tragica ma eloquente definizione di Bauman, che, come abbiamo visto, sovraffolla i penitenziari italiani e reggini. Vedere resta, ancora, il punto essenziale».

Il problema del sovraffollamento

Un sovraffollamento che è la costante in tutte le case di reclusione sparse per la Penisola e rispetto alla situazione nazionale Reggio Calabria, purtroppo, non fa eccezione. Al 31 dicembre 2018, stando ai dati riportati nella relazione del garante, a fronte di una capienza regolamentare di 302 detenuti, nel carcere di “Arghillà”, ne erano presenti 383, di cui 58 stranieri; alla stessa data, al “Panzera”, a fronte di una capienza regolamentare di 186 detenuti, ne erano presenti 216, di cui 11 stranieri e 34 donne. «Rispetto all’anno scorso - ha detto Agostino Siviglia - ancora una volta il quadro del complesso mondo penitenziario restituisce una marginalità grave a seguito anche delle riforme carcerocentriche che creano una dimensione di vita dei detenuti di scarto».

Il caso Saladino

Detenuti come Antonino Saladino, deceduto presso la Casa circondariale di Arghillà il 18 marzo dello scorso anno, dopo 12 giorni di febbre. Un caso che sta molto a cuore all’avvocato Siviglia che, durante la sua relazione, non ha esitato a paragonarlo a quello che ha visto come sfortunato protagonista Stefano Cucchi. «Già nella precedente relazione ho segnalato, denunciato, la morte del giovane detenuto Saladino, di appena 30 anni - ha detto Siviglia - per il quale, allora, erano in corso le indagini preliminari condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, al fine di verificare le effettive cause del decesso. Scrissi, che prima di giungere a qualsivoglia affrettata conclusione, bisognava attendere i risultati delle indagini da parte della locale Procura della Repubblica».

 

Dodici mesi sono passati ma nessuna risposta è arrivata dagli uffici competenti. «Bene - ha sottolineato il Garante - è passato più di un anno da allora, e ancora oggi non si conoscono le cause di quel decesso. Le indagini sono ancora in corso, e la madre e la sorella di Saladino, non sanno ancora di cosa è morto il loro congiunto. Lo scorso mese di febbraio, ho depositato in Procura una memoria sulle informazioni da me assunte nell’immediatezza dei fatti. Ancora nulla! Insisto anche quest’anno, dunque: attendiamo risposte! Non già per inseguire colpevoli a tutti i costi, ma solo ed esclusivamente - e per quel mi compete - al fine di assolvere, in coscienza e responsabilità, le mie funzioni istituzionali, al sevizio della tutela e salvaguardia dei diritti fondamentali costituzionalmente riconosciuti ai detenuti e, ancor prima, al servizio della verità e della giustizia».

La firma della Convenzione

In occasione della presentazione della Relazione annuale del garante è stata sottoscritta anche l’importante protocollo fra il direttore del Carcere ed il sindaco del Comune di Reggio Calabria, unitamente alla dirigente del settore anagrafe Comunale, avente ad oggetto l’attivazione dello sportello “Punto Città” in carcere, per consentire mensilmente ai detenuti di fruire dei servizi comunali relativi a tutte le pratiche amministrative connesse ai relativi servizi anagrafici. «E’ una convenzione nata per poter svolgere le attività anagrafiche di grande importanza per riscuotere la pensione o altri atti necessari per i detenuti». Presente all’incontro anche il sindaco Giuseppe Falcomatà e Calogero Tessitore, direttore della Casa Circondariale di Arghillà e la dirigente del Comune Carmela Stracuzza. «Si tratta di un’iniziativa estremamente importante per i nostri ospiti che avranno così la possibilità di riscuotere la pensione – spiega il direttore Calogero Tessitore – Finalmente risolviamo, grazie alla sensibilità del sindaco e del garante, un grande problema. E’ un grande segno di civiltà».